Il Consiglio europeo di ottobre ha ribadito il sostegno dell'Unione europea all'Ucraina, anche alla luce del nuovo conflitto in Medio Oriente. Ma Ungheria e Slovacchia si sfilano dalla linea comune
I capi di Stato e di governo dell’Unione europea hanno espresso il loro supporto in 14 punti nelle conclusioni del vertice, mentre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen spiega che la nuova guerra in corso, quella tra Israele e Hamas, non cambia le priorità europee.
Ungheria e Slovacchia recalcitranti
Ma alcune divisioni restano: la Commissione chiede 50 miliardi di euro in più nel budget comunitario per finanziare il supporto a Kiev, ma alcuni Paesi non sembrano d'accordo con la linea europea.
Il nuovo primo ministro della Slovacchia, Robert Fico, ha definito l'Ucraina “uno dei Paesi più corrotti al mondo" e chiede garanzie per evitare appropriazioni indebite di denaro europeo, dopo aver annunciato lo stop all'invio di armi a Kiev.
L’Ungheria continua a bloccare nuovi aiuti militari, probabilmente sperando di convincere la Commissione a sbloccare i fondi del proprio piano nazionale di ripresa e resilienza.
Una strategia che non piace agli altri leader dell'Unione: "Non si può dire: se voi volete soldi per l'Ucraina, noi vogliamo soldi per noi. Non dobbiamo essere ostaggio di Orbán e sono convinto che troveremo una soluzione positiva", dice Xavier Bettel, primo ministro del Lussemburgo, al suo utimo vertice prima di essere sostituito.
"Se non aiutiamo l'Ucraina, qual'è l'alternativa? Cioè, se la Russia vince, cosa succederà dopo?", riflette la sua omologa estone Kaja Kallas.
Non solo Ucraina
Sull'aggiornamento del budget pluriennale dell'Unione, che comprende i 50 milioni destinati all'Ucraina, i governi europei hanno fissato una deadline: vogliono trovare un accordo entro la fine dell'anno, anche se non sarà facile soddisfare tutte le esigenze nazionali.
Oltre a coloro che si oppongono al sostegno all'Ucraina, c'è anche chi, come l'Italia o la Grecia è favorevole a contribuire in misura maggiore per offrire supporto a Kiev, ma solo a patto che l'aumento di bilancio copra anche altri aspetti, tra cui la gestione delle migrazioni o la competitività delle imprese europee, messa a rischio dal contesto economico globale.
Lo ha spiegato a margine del vertice Kyriakos Mitsotakis, primo ministro della Grecia: "Ho enunciato in modo assolutamente chiaro la nostra posizione. La Grecia non accetterà una soluzione che includa solo l'Ucraina e nient'altro. Abbiamo bisogno di più soldi per i rifugiati e per la gestione del problema. Come Paese di frontiera esterna dell’Europa, Paese di prima accoglienza, lo sappiamo molto bene”.
Almeno sulla situazione in Medio Oriente, la quadratura del cerchio è stata raggiunta: l'Unione europea ribadisce la condanna agli attacchi di Hamas, ma chiede pure pause e corridoi umanitari per la striscia di Gaza, oltre a una conferenza di pace per una soluzione duratura.