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Bruxelles chiede "chiarimenti" alla Polonia sullo scandalo dei visti

A un mese dalle elezioni politiche, la Polonia è stata attanagliata da uno scandalo sui visti in contanti.
A un mese dalle elezioni politiche, la Polonia è stata attanagliata da uno scandalo sui visti in contanti. Diritti d'autore Agnieszka Sadowska/Copyright 2023 The AP. All rights reserved
Diritti d'autore Agnieszka Sadowska/Copyright 2023 The AP. All rights reserved
Di Jorge LiboreiroVincenzo Genovese
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

La commissaria europea agli Affari interni Ylva Johansson ha scritto una lettera al governo polacco chiedendo "chiarimenti" sullo scandalo dei visti, che sarebbero stati concessi a cittadini stranieri dietro pagamento

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"Queste accuse sono molto preoccupanti e sollevano interrogativi sulla conformità al diritto dell'Ue", ha dichiarato un portavoce della Commissione. La lettera di Johansson, che non è stata resa pubblica, contiene una "serie di domande dettagliate" e la richiesta di rispondere entro il 3 ottobre.

"Contiamo che le autorità polacche forniscano le informazioni necessarie alla Commissione e indaghino su queste accuse", ha dichiarato il portavoce.

Anche la Germania, che confina con la Polonia, ha chiesto una spiegazione ufficiale della questione.

Visti comprati

Il Ministero degli Affari esteri polacco e la sua rete di consolati sono stati accusati di aver allestito un sistema illegale attraverso cui persone migranti provenienti dall'Africa e dall'Asia pagavano somme di denaro straordinarie per ottenere un visto rapido.

Poiché la Polonia è membro dell'Unione europea e dell'area Schengen, un visto polacco consente al possessore di muoversi liberamente sul territorio di 27 Stati europei: 23 dell'Ue piu Svizzera, Liechtenstein, Norvegia e Islanda.

Secondo i media polacchi, dal 2021 sono stati rilasciati circa 250mila visti in cambio di tangenti da migliaia di dollari l'una. L'ingresso in Polonia, per molti, era una tappa intermedia prima di entrare negli Stati Uniti, la destinazione desiderata.

In un caso rivelato dal portale di notizie Onet, un gruppo di cittadini indiani ha pagato fino a 40mila dollari per i visti, fingendo di lavorare a un film di Bollywood per volare in Polonia e poi raggiungere gli Stati Uniti. Si ritiene che anche cittadini di Hong Kong, Taiwan, Arabia Saudita, Singapore, Filippine, Qatar ed Emirati Arabi Uniti abbiano pagato tariffe simili.

Le ripercussioni sulla campagna elettorale

Il partito di governo Diritto e Giustizia (PiS) ha ammesso l'esistenza di illeciti, ma anche insistito sul fatto che l'entità del problema è molto inferiore a quanto riportato dai media. Il governo ha avviato un controllo di tutti i consolati all'estero, ha licenziato diversi funzionari del Ministero degli Affari esteri e rescisso i contratti per i servizi esterni che gestivano le richieste di visto.

Piotr Wawrzyk, il vice-ministro degli Esteri responsabile delle questioni consolari, è stato rimosso e successivamente ricoverato in ospedale dopo aver tentato il suicidio.

Nel frattempo, il procuratore di Stato ha incriminato sette persone per corruzione e partecipazione al programma di rilascio rapido dei visti.

Lo scandalo ha colto di sorpresa il Paese e ha acceso il dibattito politico  a un mese dalle elezioni nazionali. Il caso, in particolare, rischia di danneggiare significativamente l'immagine del primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, che ha puntato molto sulle dure politiche migratorie come parte della sua narrativa elettorale.

Il leader dell'opposizione Donald Tusk ha dichiarato che si tratta "probabilmente del più grande scandalo del XXI secolo in Polonia".

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