In 48 ore sono stati 234 i palestinesi uccisi negli attacchi aerei israeliani a Gaza. Il segretario di Stato Usa Blinken nella regione per negoziare un accordo
Quarantotto ore letali nella Striscia di Gaza. Tra sabato e domenica gli attacchi aerei israeliani su Gaza, Khan Younis, Deir al-Balah e in parte Rafah hanno ucciso almeno 234 palestinesi e ne hanno ferito altri 343, ha dichiarato l'agenzia umanitaria delle Nazioni Unite Ocha. Il numero totale di palestinesi uccisi nell'enclave assediata è di oltre 27.300 dal 7 ottobre.
Timori di un'escalation a Rafah dove ci sono gli sfollati
Crescono i timori per l'escalation nella città meridionale di Rafah, l'area più meridionale del territorio vicino al confine con l'Egitto che ospita più della metà dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza.
"C'è il timore che l'operazione militare si estenda fino a raggiungere il governatorato di Rafah, non lasciando assolutamente nessun posto dove andare per la stragrande maggioranza della popolazione sfollata", ha dichiarato Hisham Mhanna, portavoce del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) di stanza a Rafah.
Blinken nella regione, Séjourné in Egitto
Il segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, è nella regione per il suo quinto viaggio da quando Hamas ha attaccato Israele il 7 ottobre, uccidendo almeno 1.200 persone e prendendone circa 250 in ostaggio.
Blinken dovrebbe fare tappa in Arabia Saudita, Egitto, Qatar, Israele e Cisgiordania per mediare un accordo, che garantisca la libertà di almeno 136 ostaggi rimasti a Gaza, e il cessate il fuoco, destinato a calmare le tensioni regionali, in particolare nel Mar Rosso.
Nel frattempo il suo omologo francese, Stéphane Séjourné, si è recato in Egitto e ha dichiarato in una conferenza stampa che la Francia è a favore di un cessate il fuoco e di una soluzione politica per Gaza.
La sua legittimità dipenderà anche dall'effettivo rispetto delle sue prerogative, in particolare da parte degli israeliani. Infine, dipenderà dalla sua capacità di ottenere risultati tangibili per la sicurezza e la vita quotidiana dei palestinesi e per il riconoscimento dei loro diritti politici".
Le pressioni su Netanyahu da destra e sinistra
L'accordo sembra però lontano. Nell'ultima settimana sono state esercitate pressioni sul primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu da parte delle forze di destra del governo. Itamar Ben-Gvir, ministro della Sicurezza nazionale di Israele, e Bezalel Smotrich, il ministro delle Finanze, hanno minacciato di lasciare l'esecutivo se Netanyahu dovesse accettare un accordo che dicono sfavorevole a Israele, con la previsione del rilascio di migliaia di detenuti palestinesi dalle carceri israeliane.
Netanyahu subisce anche le pressioni dell'opposizione di Benny Gantz, che si è unito al governo di emergenza nazionale. Lui e il suo partito non fanno parte della coalizione e Gantz dice che, se Netanyahu continuerà a dare ascolto alla destra, lascerà l'esecutivo.
Ancor più delusi i parenti degli ostaggi che hanno, a più riprese, chiesto un intervento diretto al rilascio dei loro cari nelle mani di Hamas.
Dall'opposizione, Yair Lapid si è dichiarato pronto a intervenire per offrire a Netanyahu una rete di sicurezza se significa accettare un accordo che riporti a casa gli ostaggi da Gaza.
Un accordo difficile per il cessate il fuoco
Una bozza di accordo, presentato dagli Stati Uniti e dai mediatori del governo del Qatar, garantirebbe una tregua iniziale di trenta giorni nei combattimenti: un lasso di tempo per la negoziazione e il rilascio degli ostaggi, in via prioritaria donne, anziani e malati. In caso di esito positivo, lo stop alle ostilità proseguirebbe per altri trenta giorni per negoziare la liberazione degli uomini.
La struttura dell'accordo è intesa a consentire colloqui per una fine permanente o almeno a lungo termine dei combattimenti. Il consigliere per la sicurezza nazionale di Biden, Jake Sullivan, ha detto al notiziario della Cbc Face the Nation che "la palla è nel campo di Hamas in questo momento".
Osama Hamdan, un membro del politburo di Hamas, ha dichiarato in una conferenza stampa a Beirut sabato sera che il gruppo sta riflettendo sull'accordo proposto, ma che la sua priorità resta quella del ritiro completo delle forze israeliane da Gaza, una richiesta che Netanyahu ha respinto.