Il pluriomicida, responsabile delle stragi di Utoya e di Oslo del 2011 in cui sono morte 77 persone, è apparso lunedì davanti al giudice. Torna ad accusare la Norvegia di violare i suoi diritti umani con l'isolamento, ma un tribunale aveva già respinto le accuse nel 2016
Il pluriomicida Anders Breivik è comparso in tribunale lunedì nel secondo tentativo di citare in giudizio lo Stato norvegese per la presunta violazione dei suoi diritti umani.
Breivik, che ora si fa chiamare Fjotolf Hansen, estremista di destra condannato per aver ucciso con bombe e armi da fuoco 77 persone nelle stragi del 22 luglio 2011, è comparso lunedì davanti a un giudice di Oslo. Sostiene che la sua detenzione in isolamento da quando è stato imprigionato nel 2012 equivale a un trattamento inumano ai sensi della Convenzione europea dei diritti umani.
La richiesta di Breivik già respinta nel 2016
La detenzione in Norvegia è impostata sul modello della riabilitazione più che della punizione. Breivik vive con tutti i comfort (Televisione, Xbox, palestra), ma il suo avvocato sostiene che è impossibile per lui avere relazioni significative con qualcuno del mondo esterno. Il legale afferma che impedire al suo cliente di inviare lettere è un'altra violazione dei suoi diritti umani.
Una richiesta simile, presentata nel 2016, era stata accolta, ma poi annullata da un tribunale superiore. È stata poi respinta dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
Gli attentati di Oslo e Utoya
Il 22 luglio 2011 Breivik ha ucciso otto persone in un attentato dinamitardo a Oslo prima di dirigersi verso l'annuale campeggio estivo dei giovani laburisti, un gruppo politico di centrosinistra, sull'isola di Utøya. Qui vestito da agente di polizia, ha ucciso a colpi di pistola 69 persone, per lo più adolescenti.
L'anno successivo a Breivik è stata comminata la pena massima di 21 anni, con una clausola - raramente utilizzata nel sistema giudiziario norvegese - che prevede la possibilità di trattenerlo a tempo indeterminato se sarà ancora considerato un pericolo per la società.
Nel corso della detenzione non ha mostrato alcun rimorso per i massacri, che ha dipinto come una crociata contro il multiculturalismo in Norvegia.