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Almeno 15 mila ucraini sono scappati dall'est attraverso il "Corridoio"

Una donna cammina verso Sumy, in Ucraina, dopo un lungo viaggio dalle regioni occupate
Una donna cammina verso Sumy, in Ucraina, dopo un lungo viaggio dalle regioni occupate Diritti d'autore Hanna Arhirova/Copyright 2023 The AP. All rights reserved.
Diritti d'autore Hanna Arhirova/Copyright 2023 The AP. All rights reserved.
Di Euronews
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Da marzo tra le 80 e le 120 persone al giorno sono fuggite dalle regioni occupate del Donbass, di Zaporizhzhia, Kherson e dalla Crimea. Le assiste l'ong Pluriton. Il viaggio è un'odissea di oltre un giorno per aggirare il fronte

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Migliaia di ucraini sono scappati dai territori occupati, negli ultimi nove mesi, attraverso un corridoio di due chilometri tra l'Ucraina orientale e la Russia.

Il passaggio costringe a camminare accanto alla linea dei combattimenti e a lunghe perquisizioni dai due lati della frontiera, tra la regione ucraina di Sumy e quella russa di Belgorod.

Ma è solo l'ultima tappa di un viaggioche normalmente avrebbe richiesto poche ore ed è diventato invece un'odissea di oltre un giorno per aggirare la linea del fronte.

Gli ucraini fuggono dalle regioni di Zaporizhzhia e di Kherson, nel sud-est del Paese invaso nel 2022 dai russi, ma anche da quelle di Donetsk e Luhansk e dalla Crimea, annessa dalla Russia nel 2014 illegalmente per il diritto internazionale.

So che significa diventare uno zero.
Rimanere equivale a morire
Kateryna Arisoi
Direttrice ong Pluriton

Dall'inizio della guerra in Ucraina, migliaia di persone hanno abbandonato le zone occupate dai russi attraverso una miriade di percorsi. Dopo quasi due anni però il "Corridoio", come lo chiamano gli ucraini, è diventato praticamente l'unica opzione.

Dallo scorso marzo hanno intrapreso questo viaggio almeno 15 mila persone, assistite dall'organizzazione non governativa, Pluriton, che ha aperto un rifugio sul lato ucraino del corridoio.

"Anche io ho perso tutto... Conosco la sensazione che si prova quando si perde la propria casa, la propria vita, il proprio status" ha detto Kateryna Arisoi, direttrice di Pluriton.

Arisoi, scappata da Bakhmut dopo la conquista a maggio da parte delle forze russe, parla di 80-120 profughi al giorno.

A nessuno viene garantito l'attraversamento e spesso gli uomini non vengono fatti passare dal lato russo. Chi arriva a Sumy tuttavia, specialmente in questo periodo di temperature gelide, trova i volontari della ong che forniscono cibo e trasporto gratuito in autobus o treno verso la capitale Kiev o altre località ucraine.

Alcuni dei profughi viaggiano con bambini o genitori anziani e con i pochi effetti personali messi insieme prima di scappare. Tra questi ci sono Lidia Martovytska e il figlio Roman, provenienti da Luhansk. 

"Il viaggio è stato molto duro per mio figlio. Si sedeva continuamente. Roman vai, gli dicevo e lo tiravo per la mano. Non aveva mai camminato così a lungo" ha raccontato la donna all'Associated Press, che ha realizzato decine di interviste ai profughi.

Quando arrivano al rifugio le persone si scambiano storie tristi sulla vita sotto l'occupazione russa. Lì gli ucraini vengono detenuti per motivi minori, come il semplice fatto di parlare la propria lunga o di essere giovani d'età.

Pesano anche nuove leggi che impongono ai residenti delle aree occupate di acquisire la cittadinanza russa entro il luglio 2024, secondo un rapporto pubblicato dall'Humanitarian Research Lab della School of Public Health dell'Università di Yale. 

Se non lo fanno potrebbero essere detenuti o inviati in aree remote della Russia, ha spiegato il direttore esecutivo del laboratorio, Nathaniel Raymond.

Il governo di Kiev stima in circa diecimila i cittadini ucraini in detenzione nei territori occupati.

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