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Omicidio del nigeriano, Italia sotto shock

Un frame del video che ha incastrato l'assassino
Un frame del video che ha incastrato l'assassino Diritti d'autore Anadolu Ajansı/screengrab
Diritti d'autore Anadolu Ajansı/screengrab
Di Eloisa Covelli Agenzie:  Ansa
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Condanna unanime dai partiti

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La politica italiana si schiera stavolta tutta da una parte, quella di Alika Ogorchukwu, l'ambulante nigeriano 39enne ucciso per futili motivi nel cuore di Civitanova Marche daFilippo Ferlazzo, operaio forse con problemi psichiatrici. È stato ucciso a mani nude e nessuno è intervenuto. Per indifferenza o per paura della sua ferocia o forse perché il tempo per capire cosa stava succedendo era veramente ristretto: Alilka è morto nel giro di 4 minuti. Un video - quello che vedete sopra - inchioda l'assassino.

"Non ci sono giustificazioni per tale brutalità - scrive Giorgia Meloni - Mi auguro che l'assassino la paghi cara per questo orrendo omicidio. Una preghiera per la vittima".

"L'assassinio lascia sgomenti. La ferocia inaudita. L'indifferenza diffusa - scrive il leader del Pd - L'ultimo oltraggio sarebbe quello di passare oltre e dimenticare".

"Non si può morire così. Una preghiera per Alika. Per l'assassino pena certa fino in fondo - twitta Salvini - La sicurezza non ha colore".

Le reazioni della società civile

La scrittrice Dacia Maraini si sofferma sull'indifferenza dei passanti nella sua intervista a Qn: "Siamo precipitati dentro una cultura della virtualità. Non riusciamo più a distinguere la recita dalla realtà. Ogni azione sembra avvenire su un palcoscenico e davanti a un palcoscenico cosa fanno gli spettatori? Guardano e fotografano". "Stiamo diventando tutti spettatori, dimenticando che non siamo davanti a uno spettacolo, ma a una realtà". La scrittrice fa quindi un parallelismo: "Le immagini mi hanno fatto pensare a un altro fatto accaduto recentemente: l'uomo nero George Floyd ucciso dal poliziotto bianco Derek Chauvin. Nelle immagini anche confuse del caso italiano, si scorgono le ginocchia potenti dell'aggressore che tengono inchiodato a terra il collo del povero africano". "Anche nel caso americano - osserva - la gente non è intervenuta, ma si trattava di un poliziotto. Qui invece si trattava di un passante in calzoncini ed è gravissimo che nessuno sia intervenuto". Secondo Dacia Maraini, "dobbiamo sinceramente interrogarci su che cosa sia successo delle parole di Cristo di cui ci riempiamo la bocca" sperando "di vedere in Italia la stessa indignazione e la stessa rivolta etica che il caso Floyd ha suscitato in America". 

 "Il tema dei migranti e degli stranieri non sia usato per fare polemica, perché le conseguenze potrebbero essere gravi". È l'appello lanciato dall'ex ministro per Cooperazione internazionale e fondatore della Comunità di Sant'Egidio, Andrea Riccardi, intervistato da 'La Stampa' sul brutale omicidio di Civitanova Marche. Riccardi si dice "preoccupato": "Nessuno può giocare col fuoco, chiunque governerà l'Italia non può farlo con un clima incandescente e i morti nelle strade coperti da un lenzuolo bianco". Secondo Riccardi quanto successo "non deve passare sotto silenzio" e non ci si deve abituare a "considerare normale questo tasso di violenza". "Il problema non è la minaccia dei migranti al nostro Paese, la vera minaccia è dentro di noi - sottolinea - una carica di violenza capace di scatenarsi contro un disabile indifeso. La violenza contro gli africani, "i negri", viene considerata un male minore. Forse i cittadini avrebbero dovuto scendere in piazza per dire che questa rabbia non gli appartiene".

"Il male non è solo di chi lo commette ma anche di chi guarda e lascia fare oppure volge lo sguardo altrove. Il male si nutre da sempre di un combinato di crudeltà e malvagità, d'indifferenza e viltà: le prime due riguardano gli autori del male, le seconde gli spettatori. Questo ci dice l'omicidio di Alika, il venditore ambulante nigeriano ucciso ieri a Civitanova Marche per strada, senza che nessuno intervenisse a fermare il brutale pestaggio" dice don Luigi Ciotti, presidente di Libera e Gruppo Abele. "È certo importante che l'autore dell'omicidio venga punito nei termini di legge, ma è altrettanto importante interrogarsi sul grado d'indifferenza a cui può giungere una società individualista, dove le relazioni sono dettate solo dall'interesse e dove l'altro è riconosciuto solo in quanto complice o nemico", prosegue. "Ma una società senza empatia, incapace di ascoltare il grido di chi si sente in pericolo di vita o sente la sua vita andare alla deriva - l'indifferenza verso Alika è gemella dell'omissione di soccorso che ha ucciso migliaia d'immigrati africani in questi anni nel Mar Mediterraneo - non è più una società ma un assembramento di coscienze anestetizzate e di cuori inariditi. Una fucina di violenze, soprusi, razzismi, guerre", aggiunge don Ciotti. "Si parla tanto di 'ripartenza' e di ripresa economica. Ben venga la crescita del prodotto interno lordo, ma non ci sarà mai un vero cambiamento e un vero progresso finché non diventeremo persone capaci di sentire l'indifferenza come un reato di coscienza più grave degli stessi reati inclusi nel codice penale, finché non sentiremo le ferite e i bisogni dell'altro come se fossero nostri. L'egoismo uccide l'umanità, l'indifferenza è complice dell'omicidio", conclude.

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