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Bangladesh, la rabbia e la paura dei lavori tessili

Bangladesh, la rabbia e la paura dei lavori tessili
Diritti d'autore Кадр из видео AFP
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Di Debora Gandini Agenzie:  ANSA
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La nuova ondata di infezioni da Covid-19 preoccupa i lavoratori che chiedono maggiori tutele specie per chi deve viaggiare

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Non si placa la rabbia dei lavori tessili in Bangladesh. Decine di migliaia di operai sono tornati in piazza nelle principali città del Paese, assediando le stazioni dei treni e degli autobus.

Le manifestazioni sono state indette dopo la decisione del governo che ha fatto sapere di volere riaprire tutte le fabbriche che esportano materiali di abbigliamento nonostante l’aumento di contagi e di morti per Covid-19. La nuova ondata di infezioni preoccupa i lavoratori che chiedono maggiori tutele specie per chi deve viaggiare.

Jubayer Ahmad è uno operaio e ci racconta che la sua fabbrica apre di nuovo questa domenica. “Hanno obbligato tutti quanti i lavoratori a tornare al lavoro. Quello che io chiedo alle autorità è di pensare anche ai mezzi di trasporti, oltre all'apertura delle aziende. Siano tornati a casa senza problemi quando è stato imposto il lockdown, e ora di nuovo, pur tra mille difficoltà, torniamo al lavoro. Ma il governo deve pensare anche alle nostre condizioni di vita.”

I lavoratori del tessile in Bangladesh puntano il dito contro mezzi di trasporti carenti, sporchi, e non sanificati. Nonostante l’uso delle mascherine spesso non c’è distanziamento fisico. Mentre la campagna vaccinale prosegue molto a rilento, la gente è esausta, e il virus corre veloce.

La pandemia in Bangladesh

Il Bangladesh ha avuto, dall’inizio della pandemia, oltre 950.000 contagi e oltre 15.000 decessi. Una cifra che risale alla metà di luglio. Secondo gli esperti è stimata da tre a quattro volte inferiore al numero di contagi e decessi effettivi. 

Secondo le restrizioni imposte, i 168 milioni di abitanti del Bangladesh durante il confinamento terminato il 14 luglio, potevano uscire di casa solo per le emergenze e per acquistare beni di prima necessità. L'esercito e la polizia pattugliavano le strade, con negozi e uffici tutti chiusi. Nella capitale Dacca, dove vivono circa 20 milioni di persone, le autorità hanno arrestato più di 2.000 persone per violazione delle regole.

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