Decine di migliaia di manifestanti hanno inondato le strade delle città del Myanmar, in una delle proteste maggiori successive al colpo di Stato
Decine di migliaia di manifestanti hanno inondato le strade di Yangon, la più grande città del Myanmar, in una delle proteste maggiori successive al colpo di Stato.
Persone di ogni categoria sociale si sono presentate all'appello, nonostante gli avvertimenti degli esperti in Diritti umani delle Nazioni Unite, secondo cui i recenti movimenti delle truppe indicavano la pianificazione di una violenta repressione nelle aree urbane da parte dei militari.
"Le grandi proteste odierne - dice un manifestante - indicano la volontà che la comunità internazionale sappia che il nostro sangue ribolle, credo che questo dovrebbe far capire qualcosa all'ONU".
Il premio Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi, il cui ha partito ha vinto le elezioni di novembre, si trova attualmente agli arresti domiciliari ed è apparsa martedi davanti a un giudice in collegamento video.
Nuove accuse
Dopo la precedente accusa di importazione illegale di walkie-talkie, ora Aung San Suu Kyi è stata accusata di aver violato il regolamento Covid-19, che comporta una pena di tre anni di reclusione.
La giunta militare del Myanmar, intanto, esce allo scoperto, tenendo la prima conferenza stampa dopo il "golpe" del 1 febbraio: i generali birmani confermano le buone condizioni di salute di Aung San Suu Kyi e dell'ex presidente Win Mynt e negano che la loro presa di potere equivalga ad un colpo di Stato.
"Non andremo oltre la legge"
Il portavoce della giunta militare è il Generale di brigata Zaw Min Tun, vice Ministro dell'Informazione:
"Stiamo tenendo Aung San Suu Kyi e Win Myint in un luogo adatto per la loro sicurezza. Sono in buona salute. Non sono stati arrestati. Sono nelle loro case. Continueremo cosi, secondo la legge. Procederemo secondo la legge. E vorrei dire a tutti che non andremo oltre la legge".
Movimenti di truppe
L'esperto dell'ONU per il Myanmar, Tom Andrews, ha però dato di notizia di centinaia di soldati trasportati nella capitale Yangon da altre regioni periferiche. E si teme un'escalation della repressione...
A Yangon, intanto, decine di monaci buddisti hanno marciato per le strade, tra gli applausi dei cittadini.
L'importanza dei monaci
La presenza dei monaci - e di numerosi agenti di polizia, che hanno preferito "disertare" - tra le file dei manifestanti aiuta a conferire credibilità morale al movimento di protesta agli occhi del mondo, ma anche per i cittadini di un paese, l'ex Birmania, dove la stragrande maggioranza degli abitanti è buddista e ancora profondamente legata alle tradizioni.