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Il Sars-CoV-2 sta veramente mutando? Quanto dobbiamo preoccuparci?

Coronavirus al microscopio
Coronavirus al microscopio Diritti d'autore AP/AP
Diritti d'autore AP/AP
Di redazione italiana
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La notizia dall'Inghilterra ha fatto il giro del mondo, l'Oms ha rivolto le sue ricerche sulla presunta mutazione, noi abbiamo cercato di capire qualcosa in più parlando con

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Da Londra a Ginevra passando per tutto il resto del mondo.

La notizia di una nuova variante di coronavirus Sars-cov-2 individuata in almeno un migliaio di casi di infezione in Inghilterra ha fatto in breve ore il giro del mondo. Per arrivare all'Oms, l'Organizzazione mondiale della sanità, che sta monitorando la situazione con indagini più dettagliate, per capire se in questa nuova "veste" il virus si comporti in modo diverso.

In attesa dobbiamo preoccuparci?

Per il momento sembra che questa variante sia predominante nel Sudest dell'Inghilterra, Il cambiamento principali riguarda la proteina Spike del coronavirus, usata dal virus per attaccare le cellule.

E per il momento non ci sono altre informazioni, soprattutto dal punto di vista biologico, che possano giustificare un eccessivo allarmismo.

I virus mutano in continuazione e nella maggior parte dei casi non in modo tale da modificare il loro comportamento. Il coronavirus di CoViD-19 è un patogeno piuttosto stabile, con un tasso di mutazione molto basso rispetto, per esempio, al comune virus dell'influenza. E non solom la maggior parte delle mutazioni che ha registarto finora non hanno portato a cambiamenti evidenti o si sono rivelate talmente instabili da rendere estremamente difficile la loro propagazione.

Quindi stando agli esperti, non ci sono prove  per cui la nuova variante renda il virus più abile nel propagarsi, capace di recare sintomi più gravi o sia meno sensibile al vaccino, (che peraltro da qualche giorno viene distribuito tra le fasce più a rischio della popolazione d'Oltremanica).

Non mancano però i motivi di preoccupazione, tra gli altri, stando ai media britannici, sembra che la nuova variante di coronavirus tenda a concentrarsi nelle aree dove la propagazione è maggiore. Potrebbe essere un segnale di una maggiore facilità di trasmissione, ma non al cento per cento almeno non prima di avere gli esiti degli esami di laboratorio. Alcuni varianti, inoltre, diventano più comuni per ragioni che non hanno nulla a che fare con il virus in sé.

Due sono le varianti degne di nota stando al professore Nick Loman del Consorzio COVID-19 Genomics UK, in un'intervista rilasciata Oltremanica e tuttavia è troppo presto per dire se queste variazioni sono importanti e dobbiamo preoccuparci. E ancora è troppo presto per dire se rendano vano il vaccino.

Una cosa la sappiamo, solo un anno fa il virus è passato dagli animali all'uomo e da allora ha subito continue mutazioni, tanto che se prendessimo il virus che circolava a Wuhan, in Cina, dove è inizialmente apparso, e lo confrontassimo con quello attuale che circola nelle città europee, stando alle prove scientifiche, il virus ha subito 25 mutazioni. E il virus continua a mutare. 

È un fenomeno ben noto agli scienziati, e tenderà a accelerare con il vaccino,  detto in parole povere, metterà sotto pressione il virus costretto cambiare ancora per trovare rifugio, (e quindi sopravvivere), negli esseri umani, che ormai vaccinati riusciranno a avere la meglio sul microorganismo.

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