Coronavirus, Svezia punita dai vicini. Danimarca e Norvegia escludono Stoccolma

"A Malmö tutto è vicino, ma ora dobbiamo mantenere le distanze", si legge su una pubblicità nella città svedese
"A Malmö tutto è vicino, ma ora dobbiamo mantenere le distanze", si legge su una pubblicità nella città svedese Diritti d'autore Copyright Johan Nilsson/AP
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Di Cinzia RizziRafael Cereceda
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Oslo e Copenaghen hanno raggiunto un accordo per aprire le loro frontiere al turismo il 15 giugno, escludendo l'alleata storica Stoccolma, rea di non aver adottato il lockdown ed essere uno dei Paesi con il maggior numero di decessi Covid-19 pro capite

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I Paesi del Nord Europa sono stati colpiti marginalmente dal coronavirus, rispetto a quelli del sud, anche grazie al loro relativo isolamento geografico e all'imposizione di forti restrizioni, fin dall'inizio della pandemia. Per questo ora stanno facendo molta attenzione, nell'allentamento delle restrizioni, per poter mantenere questa tendenza.

Tutti i Paesi nordici, quindi? No, perché la Svezia ha seminato discordia tra i suoi vicini, con la sua strategia "anti lockdown", che si è basata su una responsabilità individuale, portandola ad essere una delle nazioni con il maggior numero di morti pro capite al mondo, soprattutto ora che l'epidemia sta cominciando pian piano a indebolirsi, in gran parte del pianeta.

Il 31 maggio, la Svezia era di gran lunga davanti, non solo a Danimarca e Germania, in termini di decessi per milione di abitanti, ma anche a Paesi altamente colpiti dal Covid-19, come Italia e Spagna. 

Il tasso di morti da Covid-19 in Svezia (4.403 al primo giugno 2020) è infatti oltre sette volte superiore alla Danimarca (576) e diciotto volte alla Norvegia (236). La Svezia è inoltre il 25esimo Paese al mondo per numero di contagi, con 37.814 casi di positività, questo lunedì. 

Lo scisma aperto tra la Svezia e i suoi vicini si è ormai materializzato, dopo che Norvegia e Danimarca hanno deciso di aprire le loro frontiere il 15 giugno, lasciando fuori Stoccolma, così come gli altri Paesi dell'Unione europea. "Non possiamo aprire tutto da un giorno all'altro, perché metteremmo a rischio tutto ciò che abbiamo realizzato", ha spiegato venerdì la premier norvegese Erna Solberg, in contemporanea con la conferenza stampa della sua omologa danese, Mette Frederiksen, che annunciava la stessa cosa. 

E anche la Finlandia teme un contagio di ritorno. La ministra dell’Interno finlandese, Maria Ohisalo, ha avvertito che una riapertura dei confini non avverrà a breve: "Norvegia, Danimarca e Islanda sono riuscite a stabilizzare la pandemia. In Svezia la situazione rimane invece preoccupante", ha dichiarato. 

Cuori nordici spezzati

La Svezia ha cercato con tutti i mezzi diplomatici di non venir esclusa, riferisce The Local Danimarca, e la stessa premier danese ha riconosciuto che è stata una decisione difficile: "I danesi e gli svedesi hanno famiglie, persone care e case di vacanza al di là dei confini", ha detto Frederiksen. Ma ha aggiunto che "la Danimarca e la Svezia vivono situazioni diverse, nella lotta al coronavirus e questo ha un impatto su ciò che possiamo decidere in relazione ai confini".

La Danimarca ci va comunque on i piedi di piombo: perché se è vero che riaprirà le sue frontiere, a Germania e Islanda, chiederà ai turisti provenienti da questi due Paesi e dalla vicina Norvegia, ad esempio, di dimostrare di avere una prenotazione in un hotel, una casa vacanze o un campeggio, per un minimo di sei notti e in un luogo che non sia la capitale. A Copenaghen, infatti, i visitatori saranno ammessi, ma non durante la notte e sarà chiesto a un campione casuale di effettuare un tampone per provare la negatività al Covid-19. Ai danesi che viaggeranno in questi tre Paesi, invece, verrà chiesto di non visitare città con più di 750.000 abitanti. Per quanto riguarda gli altri Paesi europei, verrà presa una decisione verso la fine dell'estate

Danimarca e Norvegia hanno detto di voler trovare una soluzione al più presto, sia con la Svezia che con altri paesi nordici, come la Finlandia. Stanno ad esempio cercando di negoziare "un'abolizione selettiva" delle restrizioni, solo per le regioni svedesi meno colpite.

Una decisione politica secondo la Svezia

Il Ministero degli Esteri svedese aveva fatto sapere, giorni prima della decisione, che escludere la Svezia dall'accordo sulla libera circolazione dei turisti sarebbe stata una decisione "politica", non basata su criteri sanitari. Ann Linde ha difeso ancora una volta la strategia svedese, in questi giorni in cui il suo Paese appare come uno dei primi nelle liste dei contagiati e dei morti per milione di abitanti.

Ha riconosciuto che si tratta di cifre preoccupanti, non tanto per il confronto con altri Stati, ma per la "tragedia che ogni morte rappresenta". Linde ha sostenuto che, così come in Svezia non si è registrato un incremento rapido del tasso di mortalità, questo non calerà altrettanto celermente. "La nostra strategia non si basa su una misurazione settimanale della mortalità", sostiene la Ministra. "Si basa su una prospettiva a lungo termine, su come possiamo salvare vite umane, proteggere il nostro sistema sanitario e garantire che la nostra società e la popolazione siano danneggiate il meno possibile da questa pandemia globale".

Linde ha ricordato che la curva si sta appiattendo e che non esiterà a cambiare strategia, se lo riterrà necessario. "Le lezioni apprese e il confronto a livello globale saranno la chiave per essere meglio preparati a future pandemie. E' troppo presto per misurare il risultato finale, scattando un'istantanea a metà gara. Questo non è uno sprint, è una maratona".

Pontus Lundahl/Pontus Lundahl/TT via AP
L'epidemiologo di Stato, Anders Tegnell, durante una conferenza stampa sul coronavirus a Stoccolma, SveziaPontus Lundahl/Pontus Lundahl/TT via AP

La Svezia ha scelto una strategia audace e controversa, con la quale la popolazione non è stata confinata in casa e bar e ristoranti sono rimasti aperti. Alcune scuole sono state chiuse e gli assembramenti di più di 50 persone sono stati vietati, ma molti Paesi hanno criticato questa politica, elogiata però da enti come l'Organizzazione Mondiale della Sanità.

Secondo i sondaggi, la maggioranza dei cittadini sostiene il governo rosso-verde del premier Stefan Löfven e l'agenzia sanitaria nazionale, guidata dall'epidemiologo Anders Tegnell, ma essere lasciati fuori dall'accordo sulla libera circolazione dei turisti tra i Paesi vicini è un duro colpo per gli svedesi.

AP Photo/David Keyton
Un poster che raffigura il presidente cinese Xi Jinping, travestito da Batman (l'uomo pipistrello), in una strada di StoccolmaAP Photo/David Keyton
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