Strategia svedese anti-virus: il conformismo ha salvato il Paese dallo sfiancamento da covid?

La scena in un bar di Stoccolma l'8 aprile 2020, mentre il resto dell'Europa era in lockdown
La scena in un bar di Stoccolma l'8 aprile 2020, mentre il resto dell'Europa era in lockdown Diritti d'autore Andres Kudacki/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved
Di Emma Beswick
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Una strategia dolce e apparentemente inefficace ha salvato la Svezia? I risultati finali sono di là da venire ma è anche vero che gli svedesi seguono rigorosamente le regole

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Per diversi mesi gli europei hanno dovuto accettare le limitazioni delle misure anti-COVID-19 che hanno tolto le libertà quotidiane nel tentativo di limitare l'infezione, come richiesto dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS).

Questa "stanchezza da COVID", segnalata dagli stati membri, affiora fra le popolazioni del consorzio europeo e pone un problema perché riduce il consenso pubblico alle strategie di lotta alla  pandemia come sostiene la OMS. La cosa rischia di diventare una minaccia agli sforzi per controllare la diffusione del virus.

L'approccio della Svezia alla pandemia non è stato in sintonia col resto del mondo e ancor di più col resto d'Europa, quando a marzo Francia e Italia hanno attuato rigidi blocchi nazionali davanti ad un contagio galoppante, il governo svedese non ha imboccato la stessa strada.

La strategia COVID-19 in Svezia

L'eccezione costituita dalla Svezia non sembra un souvenir piacevole per l'Europa. Asili nido, scuole elementari, negozi e ristoranti sono rimasti aperti e gli svedesi sono stati osservati mentre socializzavano nei caffè o si allenavano nelle palestre.

Ma la strategia è servita a non stressare gli svedesi e non farli diventare allergici ad eventuali restrizioni proprio mentre i vicini europei temono un nuovo blocco?

Euronews ha sentito sia i cittadini francesi che devono affrontare le nuove misure appena adottate come il coprifuoco,  che i cittadini svedesi per capire quali sono le differenze dei diversi stati d'animo in relazione allo stress da covid.

La strategia svedese ha funzionato?

Alcuni hanno indicato la Svezia come la cavia per raggiungere l' "immunità di gregge" - quando cioè la maggioranza della comunità diventa immune a una malattia e rende improbabile la diffusione dell'infezione al resto della popolazione  - per combattere la pandemia da coronavirus  e questo nonostante le parole dell'ambasciatore svedese nel Regno Unito che ha negato che questa fosse la strategia del suo paese.

Un approccio molto controverso ha anche diviso la comunità medico-scientifica nazionale; un gruppo di 50 scienziati e oltre 100 altri membri chiamati Vetenskapsforum COVID-19  (Science Forum COVID-19) si sono riuniti per chiedere misure più severe, sostenendo che ci sono stati troppi morti a causa delle non conformi scelte strategiche.

Se osserviamo il tasso globale di mortalità del paese, dall'inizio della pandemia si nota che la Svezia rivaleggia con quello degli Stati Uniti, secondo i dati del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDP).

Il paese è al quattordicesimo posto nel mondo in termini di morti per 100.000 abitanti (escluse le minuscole Andorra e San Marino), con Italia, Regno Unito, Spagna, Belgio, gli unici paesi europei con dati peggiori. E se consideriamo i soggetti più vulnerabili, cioè il 7% dei 14.000 residenti nelle case di cura di Stoccolma, hanno perso la vita in maggioranza per via del coronavirus.

Cosa ne pensano gli svedesi?

Mentre molte istituzioni pubbliche ed esercizi commerciali sono rimasti aperti, il governo svedese ha introdotto alcune misure all'inizio della crisi del coronavirus in Europa, a marzo. Le autorità hanno limitato gli incontri sociali ad un massimo di 50 persone e hanno vietato le visite alle case di cura. Indagini e dati sull'uso dei telefoni cellulari hanno anche suggerito che molti svedesi rimanevano a casa su base volontaria.

L'autorità sanitaria si auspicava un' automatica accettazione della "nuova normalità" e sembra che ci sia riuscita

**Anamaria Dutceac Segesten, docente senior di studi europei presso l'Università di Lunds, ha identificato la "cultura del conformismo" svedese come uno dei motivi per cui non ritiene opportuno un rigoroso isolamento nel suo paese.**Ha inoltre detto a Euronews che gli svedesi hanno "grande fiducia nel governo" che pensavano stesse scherzando quando ha dichiarato di non voler bloccare completamente il paese. "Sembrava una cosa ragionevole, la gente pensava: beh possono farlo. Il ministero della salute puntava a ottenere il consenso alla 'nuova normalità' addolcendo le restrizioni e l'hanno fatto".

Sebbene Dutceac Segesten non pensi che tutti gli svedesi abbiano rispettato le consegne: per esempio gli  studenti seguono le regole nei campus universitari ma non quando sono fuori sede. C'è l'abitudine a seguire le istruzioni delle autorità.

Hans Lindberg, un architetto di 72 anni di Mariestad, conferma con questa osservazione sulla generazione più giovane visto che le persone di età compresa tra i 20 ei 26 anni a Stoccolma, in particolare gli studenti, "non si preoccupano" del COVID-19 e delle misure di distanziamento sociale.

Nonostante ciò, ha detto a Euronews che è probabile che la maggior parte delle persone adottino spontaneamente il distanziamento e hanno fiducia nelle autorità e nelle regole che si chiede di rispettare. "Siamo abituati a seguire le istruzioni delle autorità, le persone accettano la situazione".

Lindberg non crede che serpeggi lo stress da pandemia e sostiene che i suoi compagni svedesi "seguiranno di nuovo facilmente le restrizioni" adesso che l'estate è finita. L'unica cosa di cui le persone si stancano è parlare della pandemia.

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**Max Faxälv Studente e sviluppatore di software: **ritiene che l'approccio del governo svedese abbia comportato  ripercussioni psicologiche meno negative rispetto a quelle emerse nei paesi che avevano instaurato il lockdown. La sua famiglia che abita nella vicina Norvegia è stata confinata e sostiene che il COVID li ha veramente isolati. Faxälv sostiene  di essere preoccupato per le "masse di persone" che lavorano da casa e per la prosecuzione della mancanza di contatti sociali col èperdurare della pandemia.  L'Agenzia per la sanità pubblica ha chiesto ai datori di lavoro a Stoccolma e dintorni di consentire il lavoro a distanza ove possibile.

Faxälv concorda sul fatto che i più giovani hanno meno probabilità di osservare le distanze sociali in ogni momento, aggiungendo che rientra in questa categoria ma che "non vive con gli anziani". "L'unica cosa di cui le persone si stanno stancando è parlare della pandemia", ha detto.

Cosa hanno da dire i francesi?

I  francesi erano finiti in confinamento per due mesi in primavera, con multe salate per chi infrangeva le regole. Il paese è adesso alle prese con una seconda ondata di virus ed ha dovuto aumentare le restrizioni, con il coprifuoco imposto a Parigi e nella maggiori città. Nel paese non c'è più molta allegria e la gente si sta stancando delle misure anti-virus. In tanti centri urbani le strade sono deserte per via del coprifuoco.

Per Nikky Lorcerie, fioraia della zona est di Lione,  col perdurare della pandemia le persone continueranno a rispettare le regole. "Siamo tutti stanchi di questo covid ma non abbiamo scelta. Vediamo sempre più vicini che si ammalano, quindi stiamo attenti", ha detto a Euronews. La popolazione francese è fatta da rivoluzionari e se troppe regole vengono messe in atto le persone cercano di scrollarsele di dosso.

Lea Cailleau, una lavoratrice transfrontaliera che vive nel centro di Lione ma lavora in Svizzera, non concorda e sostiene che i francesi hanno meno probabilità di osservare misure di protezione come il distanziamento sociale sei mesi dopo la pandemia.

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"Non si fa molta attenzione. Se noti bene le persone al mercato non tengono il distanziamento, stanno una davanti all'altra. È piuttosto spiacevole data la situazione -  dice  Cailleau - La gente è stufa. Abbiamo smesso di vivere. Bar e ristoranti chiudono, ci sono nuove regole su quando bisogna chiudere... i francesi cominciano ad essere stanchi".

Lea afferma che il comportamento delle persone in Svizzera è molto diverso, ma che le città sono anche meno densamente popolate, il che rende più facile il distanziamento sociale.

Pensa che i francesi abbiano bisogno di regole rigide da mettere in atto affinché possano adeguarsi: "La popolazione francese è incline alla rivoluzione, quindi se le regole sono messe in atto, cercheremo  di sfidarle. È un punto di forza del nostro Paese ma anche la sua debolezza".

L'inverno della verità

Con l'avvicinarsi dell'inverno, l'efficacia delle misure che le autorità di ogni paese hanno scelto di adottare sarà messa alla prova dal momento che le loro popolazioni dovranno affrontare la prospettiva di restrizioni per  diversi mesi.

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