Proseguono, in Turchia, gli arresti legati al tentativo di colpo di stato di metà luglio.
Proseguono, in Turchia, gli arresti legati al tentativo di colpo di stato di metà luglio.
Undici soldati sono stati catturati dalle forze speciali dopo un breve scambio a fuoco nei pressi di Marmaris, sulla costa sudoccidentale del paese.
Il gruppo è accusato di aver fatto parte del commando che, nella notte tra il 15 e il 16 luglio, ha tentato di assalire l’hotel di una località turistica dove soggiornava il presidente Recep Tayyp Erdogan, allo scopo di catturarlo.
Finora quasi settantamila persone, in tutti i settori della società, sono state arrestate o sospese dai loro incarichi per il loro coinvolgimento, diretto o indiretto, nel tentato golpe.
La rivoluzione di Erdogan investe duramente l’esercito che, nonostante le rassicurazioni trasmesse in una recente intervista, sarà d’ora in avanti sotto il controllo diretto del potere politico, e non più indipendente. La “purga” investe anche le scuole militari che vengono chiuse e sostituite da accademie pubbliche.
L’Unione Europea a più riprese ha riferito ad Ankara la propria preoccupazione per gli standard democratici del paese.
Ieri il capo della diplomazia turca Mevlut Cavusoglu ha contrattaccato affermando che se l’UE non darà ai cittadini turchi il visto per avere libero accesso in Europa, condizione prevista dagli accordi sul controllo dei flussi migratori, Ankara potrebbe ritirare il suo impegno.