Nucleare, le reazioni a Teheran e New York

Nucleare, le reazioni a Teheran e New York
Di Daniela Castelli
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Nuovo capitolo per l’Iran da questa domenica, dopo l’annuncio e la conferma della revoca delle sanzioni da parte dell’Onu, anche se a Teheran non è

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Nuovo capitolo per l’Iran da questa domenica, dopo l’annuncio e la conferma della revoca delle sanzioni da parte dell’Onu, anche se a Teheran non è stata organizzata alcuna celebrazione.

Sui giornali campeggiano titoli che preannunciato un futuro migliore per tutti, ma la gente per le vie della città non sembra essere entusiasta.

“L’Iran ha ottenuto solo quello che voleva – dice Mehran, residente a Teheran – , non importa se piú o meno rispetto ai 5+1. L’Iran voleva un programma nucleare e l’ha avuto. L’Iran voleva revocate le sanzioni e anche su questo è stato accontentato.”

“Se gli americani dovessero ripristinare le sanzioni – spiega invece un altro cittadino di Teheran, Hossein Barati -, l’Iran ripristinerà il suo programma nucleare? No, perchè non puó! Tutte le centrifughe sono state smantellate. Quanti anni impiegherà l’Iran a ricostituire il suo programma?”

Dopo la decisione di liberare sette detenuti iraniani da parte del governo americano in seguito al rilascio di cinque prigionieri detenuti nelle carceri dell’Iran, anche negli Stati Uniti si respira un po’ di scetticismo.

Rodrick Williamson di Atlanta: “Penso sia una cosa buona, purché vengano seguite le indicazioni delle Nazioni Uniti e l’Iran faccia quello che gli viene chiesto”.

Chris Schmidt di New York City: “Credere all’Iran è da pazzi. Obama crede che questa sarà il suo lascito, ma io penso lo sarà in senso negativo. Fare un accordo nucleare come questo con l’Iran, partendo da una posizione di debolezza quando invece dovremmo mostrarci forti, è davvero un disastro”.

L’opinione pubblica non si discosta molto dalla posizione della maggioranza repubblicana del Congresso, molto critica sull’atteggiamento dell’amministrazione Obama nei confronti dell’Iran e che rimprovera al Presidente una certa ingenuità di fronte a uno Paese che spesso si considera ancora come un sostenitore del terrorismo.

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