L'Assemblea Nazionale francese ha sospeso la principale riforma del secondo mandato di Emmanuel Macron. Accolta di fatto la richiesta del Partito socialista, che in cambio non censurerà il nuovo governo
Mercoledì 12 novembre i deputati francesi hanno votato per sospendere la riforma più discussa e corposa del secondo mandato presidenziale di Emmanuel Macron, quella delle pensioni, che ha portato milioni di persone a scendere in piazza per protestare. Su 505 parlamentari, hanno votato in 401: 255 hanno votato a favore e 146 contro.
Come hanno votato i diversi partiti sulla sospensione della riforma pensionistica in Francia
Si è trattato di una vittoria per i socialisti, favorevoli alla sospensione della riforma che eleva l'età pensionabile a 64 anni e che avevano chiesto tale misura in cambio della promessa di non censurare il nuovo governo. Non tutta la sinistra però ha scelto la strada del Ps: La France Insoumise, così come ad esempio la CGT, il principale sindacato francese, ha votato contro, ritenendo necessaria non una sospensione bensì un'abrogazione della riforma.
Ecco la ripartizione dei voti per i principali gruppi parlamentari. L'estrema destra del Rassemblement National si è espressa con 112 voti a favore (11 deputati non hanno partecipato al voto). La France insoumise ha espresso 60 voti contrari (11 deputati non hanno partecipato), il Partito Socialista 67 voti a favore (2 deputati non hanno partecipato al voto), Les Républicains 8 favorevoli, 25 contrari, 9 astenuti, i Verdi: 30 favorevoli, 4 astenuti, 4 deputati non hanno partecipato al voto.
Un rinvio fino alle elezioni presidenziali del 2027
L'aumento graduale dell'età pensionabile da 62 a 64 anni è stato adottato nel 2023, quando Elisabeth Borne era a capo del governo.
L'emendamento adottato ora dai deputati prevede il rinvio dell'entrata in vigore della riforma a dopo le elezioni presidenziali del 2027. In termini pratici, ciò significa che la generazione del 1964 potrà andare ancora in pensione a 62 anni e nove mesi.
Secondo il governo, la sospensione della riforma costerà fino a 300 milioni di euro nel 2026 e 1,9 miliardi di euro nel 2027. I parlamentari dovranno ora discutere un aumento del contributo sociale generale sulle rendite da capitale per finanziare la sospensione della riforma pensionistica.
La sinistra vittoriosa, la destra sconfitta
I socialisti hanno manifestato soddisfazione per essere riusciti a forzare la mano al governo. "È una vittoria per i 3,5 milioni di francesi che potranno andare in pensione prima", ha scritto il partito.
Olivier Faure, primo segretario del Ps, ha criticato la scelta dei suoi ex alleati de La France Insoumise di votare contro."La sospensione è valida solo fino al 1 gennaio 2028. Ma un totem del macronismo che è caduto e il dibattito sul nostro sistema pensionistico sarà al centro delle prossime elezioni presidenziali", ha assicurato, riconoscendo che c'è ancora del lavoro da fare.
Anche François Ruffin, deputato di Debout per la Somme (ex-LFI), si è rallegrato dopo il voto. "500mila lavoratori ne beneficeranno", ha scritto, prima di pubblicare un lungo post in cui spiegava perché aveva votato a favore della sospensione. "Noi grattiamo tutto quello che possiamo grattare, in questo momento, per la gente. Senza aspettare un mondo perfetto. E con la speranza di una vittoria, domani, che riapra un orizzonte", ha assicurato.
Per Bruno Retailleau, ex ministro dell'Interno e presidente dei Républicains, la sospensione è stata un vero e proprio schiaffo. "È una capitolazione. Sono sconcertato dalla codardia del governo, che ha appena sacrificato il futuro delle nostre giovani generazioni sull'altare della sua sopravvivenza politica", ha scritto.
Il testo deve però ora essere esaminato al Senato
Il testo sarà ora esaminato dal Senato, dove il presidente Gérard Larcher si è impegnato a "ripristinare la riforma delle pensioni".
Nel caso in cui il testo venisse emendato dalla Camera alta, o in una commissione mista, i parlamentari sarebbero chiamati a ridiscutere il tema. E, a prescindere dall'esito dell'emendamento, se dopo le elezioni presidenziali del 2027 non venisse approvata un'altra riforma, la riforma di Élisabeth Borne tornerebbe in vigore.