La proposta di introdurre catalano, galiziano e basco come lingue ufficiali dell'Ue formulata dalla Spagna, non ha convinto gli altri Stati membri dell'Unione
Il governo di Pedro Sánchez aveva chiesto che i tre idiomi regionali - considerati lingue coufficiali del Paese – fossero elevate al rango di lingue ufficiali anche nell'Unione. Ma durante l'incontro dei ministri degli Affari europei a Bruxelles, l'appello non ha ottenuto il sostegno unanime richiesto per prendere la decisione, e non è chiaro quando la questione potrà essere nuovamente discussa.
Le regole europee
La designazione come lingua dell’Ue implicherebbe la traduzione di ogni atto giuridico e l’interpretazione in tempo reale durante le riunioni ministeriali e i dibattiti al Parlamento europeo.
Ad oggi, il blocco ha 24 lingue ufficiali, l'ultima aggiunta è il gaelico, parlato in Irlanda, nel 2022.
In Spagna, catalano, basco e galiziano lingue sono considerate coufficiali nelle regioni in cui si parlano, dove godono dello stesso valore giuridico della lingua spagnola.
I motivi della richiesta
La richiesta spagnola è direttamente collegata alla tortuosa ricerca di Sánchez dei voti necessari per l'investitura a presidente, dopo i complicati risultati delle elezioni del 23 luglio.
Né il partito socialista di Sánchez né l'opposizione conservatrice hanno ottenuto abbastanza seggi per formare da soli una maggioranza parlamentare e ora dipendono dall'appoggio di partiti più piccoli, che hanno avanzato varie richieste in cambio del loro appoggio.
Due di loro sono partiti indipendentisti catalani: Junts per Catalunya ed Esquerra Republicana de Catalunya. Il riconoscimento del catalano come lingua ufficiale dell’Ue sarebbe per loro un punto a favore nella strategia che punta all'indipendenza dalla Spagna.
Per questo la Spagna, che attualmente detiene la presidenza di turno del Consiglio dell'Ue, sperava che la richiesta fosse discussa, e magari approvata, al momento della sua presentazione il 19 settembre.
"Il multilinguismo è uno degli obiettivi e dei valori dell'Unione europea", ha affermato José Manuel Albares, ministro degli Esteri spagnolo, che ha partecipato personalmente all'incontro di martedì. "Non stiamo parlando di lingue minoritarie. Queste sono lingue parlate da milioni di persone."
La freddezza degli Stati europei
Ma gli stati membri si sono opposti alla tempistica affrettata e hanno chiesto più tempo per approfondire le implicazioni.
La Spagna si è offerta di pagare di tasca propria le spese amministrative aggiuntive, anche se non è ancora chiaro a quanto ammonterà il conto.
"Abbiamo bisogno di ulteriori indagini sulla proposta sia per quanto riguarda le questioni legali che quelle finanziarie", ha detto Jessika Roswall, ministra svedese per gli Affari europei, secondo cui la decisione potrebbe aprire la porta ad altre richieste simili.
"È davvero importante rafforzare la diversità culturale e linguistica delle lingue europee, ma pensiamo che sia un po' presto per prendere una decisione", ha detto il suo omologo finlandese, Anders Adlercreutz, parlando brevemente in catalano.
Dopo un dibattito di 45 minuti senza votazione formale, Albares ha lasciato l'incontro affermando che "nessuno Stato membro" ha espresso un'opposizione categorica alla proposta. Ma, ha aggiunto, l'idea di ufficializzare tre lingue contemporaneamente si è rivelata troppo "difficile" per alcuni governi, di cui non ha fatto il nome.
Albares ha poi annunciato un nuovo piano per puntare prima sul catalano e poi discutere sul futuro di galiziano e basco. "Abbiamo compiuto un passo essenziale su questa strada: la volontà è di avanzare il più velocemente possibile."