In Italia, Svezia e Finlandia i partiti di destra radicale formano parte del governo nazionale. La Spagna è il prossimo banco di prova di una tendenza che potrebbe confermarsi anche dopo le elezioni europee
Tre indizi fanno una prova: in Europa i partiti di centro-destra sono sempre più inclini ad allearsi con quelli di destra radicale per formare un governo.
Destra radicale al governo in tre Paesi dell'Ue
L'ultimo caso si è verificato in Finlandia: dopo quasi tre mesi di trattative, il partito nazionalista dei Veri Finlandesi, che si era presentato alle elezioni con un'agenda contraria all'immigrazione e profondamente euroscettica, formerà parte dell'esecutivo con il Partito di coalizione nazionale, del nuovo primo ministro Petteri Orpo.
La Finlandia si aggiunge alla Svezia, dove Ulf Kristersson ha avuto bisogno dell'appoggio dei Democratici Svedesi, e all'Italia, dove in realtà l'accordo fra destra moderata ed esetrema non è affatto una novità: Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia corrono quasi sempre insieme alle elezioni locali e coalizioni simili a quella attuale si sono registrate nei governi di Silvio Berlusconi.
"Molti elettori sono piuttosto delusi dai partiti politici convenzionali. E in tempi di crisi, alcuni partiti populisti di destra propongono soluzioni abbastanza semplici a problemi molto complessi", dice a Euronews Cathrine Thorleifsson, professoressa all'Università di Oslo e direttrice della commissione del governo norvegese sull'estremismo, per spiegare il fenomeno.
"Promettono di proteggere il popolo e la sovranità nazionale contro le minacce, percepite e reali, che vengono dall'esterno".
La tendenza potrebbe confermarsi pure in Spagna, dove il Partido popular e i nazionalisti di Vox già governano insieme a livello regionale, ad esempio in Castiglia e León e nella Comunità Valenciana: alle elezioni politiche del 23 luglio il Pp è favorito per ottenere il maggior numero di seggi, ma non otterrà facilmente la maggioranza assoluta necessaria per governare da solo.
Governi estrememante conservatori, inoltre, sono già al potere da anni in Ungheria e Polonia, Paesi spesso criticati dalle istituzioni comunitarie per le loro derive autoritarie.
Dagli Stati all'Europa
Lo stesso schema potrebbe riproporsi alle elezioni europee del 2024. L'attuale maggioranza che sostiene la Commissione, composta da popolari, socialisti e liberali, rischia di uscire indebolita dalle urne e la prossima potrebbe essere tutta spostata a destra: già ora il Partito popolare europeo sembra slittare verso posizioni più radicali su temi come le politiche ambientali
"Un risultato elettorale forte per i partiti radicali, spingerà quelli più votati in una certa direzione, mettendoli sotto pressione", è l'analisi di Janis Emmanouilidis, vice-direttore dell'European Policy Center, un think tank con sede a Bruxelles.
"Questo porterà alla fine dell'Ue? Non credo, ma potrebbe rendere le cose più difficili, in un momento in cui è necessaria più ambizione nella risposta europea alle numerose sfide di trasformazione che stiamo affrontando, dalla guerra in Ucraina alla transizione ecologica e digitale".
Banco di prova saranno proprio le elezioni spagnole: la nuova coalizione di governo di Madrid potrebbe essere un'anticipazione di quella che si formerà a Bruxelles.