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Esportazioni cinesi +5,9% a novembre, spedizioni USA -29%

Una nave portacontainer attraversa il porto di Qingdao, nella provincia dello Shandong, nella Cina orientale. 30 novembre 2025.
Una nave portacontainer attraversa il porto di Qingdao, nella provincia di Shandong, nella Cina orientale. 30 novembre 2025. Diritti d'autore  AP/Chinatopix
Diritti d'autore AP/Chinatopix
Di AP with Eleanor Butler
Pubblicato il
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Esportazioni dalla Cina verso gli Stati Uniti in calo per gran parte dell’anno. Sono aumentate verso Sud-est asiatico, America Latina, Africa e Unione europea.

Le esportazioni della Cina sono tornate a crescere a novembre dopo un inatteso calo il mese precedente. Le spedizioni verso gli Stati Uniti, però, sono scese di quasi il 29% su base annua, segnando l’ottavo mese consecutivo di cali a doppia cifra.

Nel complesso, le esportazioni cinesi di novembre sono risultate superiori del 5,9% rispetto all’anno scorso in termini di dollari, secondo i dati doganali diffusi lunedì. Il totale ha raggiunto 330,3 miliardi di dollari (283,21 miliardi di euro), superando le stime degli economisti e segnalando un miglioramento rispetto alla contrazione dell’1,1% di ottobre.

A evidenziare il crescente divario tra esportazioni e importazioni, i dati doganali indicano che l’avanzo commerciale della Cina nei primi 11 mesi ha superato la soglia dei mille miliardi di dollari, arrivando a quasi 1.080 miliardi di dollari (925,99 miliardi di euro). Si tratta di un record per un singolo anno ed è superiore all’avanzo di 992 miliardi in tutto il 2024, sulla base di dati ufficiali elaborati da FactSet.

Pur essendo calate verso gli Stati Uniti per gran parte dell’anno, le esportazioni sono aumentate verso altre destinazioni, tra cui Sud-est asiatico, America Latina, Africa e Unione europea.

Le importazioni della Cina sono aumentate dell’1,9% a novembre, a oltre 218,6 miliardi di dollari (187,38 miliardi di euro). È meglio della crescita dell’1% di ottobre, sebbene il persistente rallentamento del settore immobiliare continui a pesare sui consumi e sugli investimenti delle imprese.

L’accordo commerciale di ottobre tra gli Stati Uniti e la Cina

Una tregua commerciale durata un anno tra Cina e Stati Uniti è stata raggiunta durante un incontro tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il leader cinese Xi Jinping a fine ottobre in Corea del Sud. Washington ha ridotto i dazi sulla Cina e Pechino ha promesso di mettere fine ai controlli all’export legati alle terre rare.

“È probabile che le esportazioni di novembre non riflettano ancora pienamente il taglio dei dazi, che dovrebbe trasmettersi nei prossimi mesi”, ha scritto in un rapporto Lynn Song, capo economista per la Grande Cina di ING.

L’attività manifatturiera della Cina si è contratta per l’ottavo mese consecutivo a novembre, secondo un’indagine ufficiale, e gli economisti affermano che è ancora presto per stabilire se ci sia un vero rimbalzo della domanda esterna dopo la tregua commerciale tra Stati Uniti e Cina.

Con le esportazioni ancora robuste, gli economisti prevedono in generale che la Cina centrerà più o meno l’obiettivo di crescita economica attorno al 5% per quest’anno.

La spinta alla crescita

I leader cinesi hanno delineato per i prossimi cinque anni un focus sulla manifattura avanzata dopo una riunione di alto livello a ottobre.

Lunedì si è tenuta la riunione annuale di programmazione economica, guidata da Xi, per definire i piani di crescita per il 2026, secondo l’agenzia statale Xinhua, mentre i vertici hanno ribadito l’obiettivo di “perseguire i progressi garantendo al contempo la stabilità”.

Un ambiente globale di commercio stabile difficilmente durerà a lungo, ha affermato Chi Lo, stratega dei mercati globali di BNP Paribas Asset Management, dato che le relazioni tra Cina e Stati Uniti “restano in una situazione di stallo” nonostante la loro tregua commerciale temporanea.

Nonostante ciò, alcuni economisti ritengono che la Cina continuerà a guadagnare quote di mercato nelle esportazioni nei prossimi anni.

Morgan Stanley prevede che entro il 2030 la quota della Cina nelle esportazioni mondiali raggiungerà il 16,5%, rispetto a circa il 15% attuale, trainata dal vantaggio nella manifattura avanzata e in settori ad alta crescita come veicoli elettrici, robotica e batterie.

“Nonostante le persistenti tensioni commerciali, il protezionismo e le economie del G20 alle prese con politiche industriali attive, riteniamo che la Cina conquisterà una quota maggiore nel mercato mondiale delle esportazioni di beni”, ha scritto in una recente nota Chetan Ahya, capo economista per l’Asia di Morgan Stanley.

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