La pandemia di coronavirus ha spinto BP ad annunciare svalutazioni nel secondo trimestre fino a 17,5 miliardi di dollari. Intanto la compagnia petrolifera accelera la sua svolta green
BP corre ai ripari. La pandemia di Covid-19, con la diminuzione della domanda di energia fossile, ha spinto il colosso petrolifero ad annunciare svalutazioni nel secondo trimestre fino a 17,5 miliardi di dollari, al netto delle tasse.
La compagnia infatti ritiene che la crisi determinata dal coronavirus avrà un impatto duraturo sull'economia globale, accelerando al tempo stesso in molti Paesi la riconversione ad economie con meno emissioni di anidride carbonica, in linea con gli Accordi di Parigi e incoraggiata anche dall'ambizioso Green deal dell'Unione europea.
Il gruppo anglosassone aveva già ridotto le stime sul prezzo del greggio del 30%, arrivando a una media di 55 dollari al barile nei prossimi trent'anni. La pandemia causerà un taglio della forza lavoro del 15%, e verranno ripensati anche alcuni progetti di esplorazione.
A settembre BP dovrebbe svelare la sua nuova strategia green di business, che punterà molto di più sulle rinnovabili.