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Campagna anti-narcos: nuovo blitz americano nelle acque venezuelane

FILE: Un membro del servizio americano passa davanti a un'ex batteria militare durante le esercitazioni congiunte a Fort Sherman, un'ex base dell'esercito americano, a Colon, 19 agosto 2025
FILE: Un membro del servizio americano passa davanti a un'ex batteria militare durante le esercitazioni congiunte a Fort Sherman, un'ex base dell'esercito americano, a Colon, 19 agosto 2025 Diritti d'autore  AP Photo
Diritti d'autore AP Photo
Di Rory Sullivan
Pubblicato il
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L’operazione militare si inserisce in una serie di attacchi iniziata a settembre, contestata da parte del Congresso americano

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Martedì gli Stati Uniti hanno colpito un’altra imbarcazione sospettata di trasportare droga al largo delle coste della Venezuela, uccidendo sei persone. L’operazione, ordinata dal segretario alla Difesa Pete Hegseth e confermata dal presidente Donald Trump, porta a 27 il bilancio complessivo delle vittime da quando è iniziata la campagna militare a settembre.

Trump ha annunciato l’attacco su Truth Social, sostenendo che “l’intelligence ha confermato che la nave trafficava narcotici ed era associata a reti di narcoterroristi”. Non sono state però fornite prove a sostegno delle affermazioni.

Come già accaduto in precedenti episodi, Trump ha pubblicato anche un video che mostra la distruzione di un’imbarcazione colpita da un proiettile. Si tratta del quinto attacco noto in poco più di un mese.

La guerra contro i cartelli della droga

Secondo una nota trapelata al Congresso, gli Stati Uniti considerano questa campagna parte di un “conflitto armato non internazionale” contro i cartelli della droga.

La scorsa settimana una mozione per limitare il potere dell’amministrazione Trump — imponendo l’approvazione del Congresso per futuri attacchi — non ha ottenuto i voti necessari al Senato.

“Questi continui attacchi, con 27 morti fino a oggi, rischiano di portare gli Stati Uniti in una guerra vera e propria”, ha dichiarato il senatore democratico Adam Schiff su X.

Anche il diplomatico ed ex ambasciatore per gli Affari venezuelani James Story ha criticato la strategia: “Rischiamo di danneggiare la nostra capacità di raccogliere informazioni dai nostri alleati. Se le loro informazioni portano a quelle che possono sembrare esecuzioni extragiudiziali, ci troveremmo in una posizione difficile”.

L’amministrazione Trump, tuttavia, nega qualsiasi violazione del diritto internazionale. Il vicepresidente JD Vance ha respinto le accuse, definendo gli attacchi “azioni mirate contro gruppi criminali”.

Maduro accusa Washington di volerlo rovesciare

Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha accusato gli Stati Uniti di utilizzare la lotta al narcotraffico come copertura per destabilizzare il suo governo.

Washington, che ha raddoppiato ad agosto la ricompensa per informazioni che portino alla cattura di Maduro a 50 milioni di dollari, sostiene che il leader venezuelano abbia legami con reti criminali internazionali. Maduro nega ogni accusa.

Gli attacchi statunitensi arrivano in un contesto già estremamente teso: gli USA hanno rafforzato la loro presenza militare nel sud dei Caraibi e intensificato la pressione diplomatica sul regime venezuelano.

Spari contro due attivisti venezuelani

Lunedì pomeriggio due attivisti venezuelani — Yendri Velásquez, noto difensore dei diritti umani, e Luis Peche Arteaga, consulente politico — sono stati feriti da colpi d’arma da fuoco a Bogotá, davanti a un edificio nel nord della città.

Gli assalitori, non identificati, li attendevano in auto. Le autorità colombiane hanno aperto un’indagine, ma non hanno ancora chiarito movente e mandanti.

L’episodio ha scosso la diaspora venezuelana e alimentato il timore che la repressione politica del regime di Maduro stia oltrepassando i confini nazionali. Entrambi gli attivisti erano fuggiti dal Paese dopo le contestate elezioni dello scorso anno e la detenzione di oltre 2.000 oppositori.

L’attacco agli attivisti arriva pochi giorni dopo l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace 2025 a María Corina Machado, leader dell’opposizione venezuelana.

Lo stesso giorno della sparatoria, Maduro ha annunciato la chiusura dell’ambasciata venezuelana a Oslo, interpretata dagli osservatori come un gesto di ritorsione verso la Norvegia, Paese promotore di iniziative diplomatiche per la transizione democratica in Venezuela.

Risorse addizionali per questo articolo • AP

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