Gaza, Netanyahu chiude a Hamas per la tregua: "Israele avanza su Rafah"

Macerie e distruzione nella Striscia di Gaza
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Di Stefania De MicheleMichela Morsa
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Il premier israeliano ha respinto le condizioni di Hamas per un cessate il fuoco, dopo l'incontro a Gerusalemme con Blinken. La controproposta chiedeva il ritiro delle forze israeliane da Gaza. Netanyahu ha ordinato l'attacco su Rafah

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Israele ha escluso la possibilità di un accordo con Hamas per il cessate il fuoco a Gaza, dopo giorni di mediazione da parte di Qatar, Stati Uniti ed Egitto.

"Non riusciremo a raggiungere queste intese e questi trattati di pace, senza sconfiggere Hamas" ha dichiarato in una conferenza stampa il primo ministro,  Benjamin Netanyahu, dopo avere incontrato a Gerusalemme il segretario di Stato Usa, Antony Blinken.

Netanyahu ha detto anche di avere ordinato all'esercito di cominciare l'avanzata su Rafah, la città nel sud della Striscia di Gaza dove si è concentrata la maggior parte degli sfollati palestinesi.

La risposta di Hamas all'accordo di tregua mediato da Qatar e Usa

Hamas aveva risposto martedì alla proposta dei mediatori, proponendo un piano in tre fasi della durata di quattro mesi e mezzo: lo scambio degli ostaggi detenuti nella Striscia di Gaza con i prigionieri palestinesi in una prima fase, il ritiro completo delle forze israeliane in una seconda e infine la restituzione delle salme.

La bozza era stata inoltrata a Israele e agli Stati Uniti, ma  alcune delle richieste di Hamas eranoconsiderate "inaccettabili" e si stava discutendo se rifiutare o proporre condizioni alternative.

Cosa prevede la controproposta di tregua di Hamas

Durante la prima fase, cioè i primi 45 giorni, verrebbero rilasciate tutte le donne israeliane in ostaggio, i maschi sotto i 19 anni, gli anziani e i malati in cambio di donne e bambini palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Nel frattempo Israele dovrebbe ritirare le truppe dalle aree popolate della Striscia di Gaza. 

La seconda fase entrerebbe in atto solo a conclusione di "colloqui indiretti sui requisiti necessari per porre fine alle operazioni militari reciproche e tornare alla calma totale" tra le due parti. A quel punto verrebbero rilasciati gli ostaggi rimasti e Israele dovrebbe ritirare del tutto i suoi soldati. Nella terza fase, infine, verrebbero scambiate le salme delle vittime

Uno dei principali punti critici potrebbe essere quanti e quali palestinesi da rilasciare: il Wall Street Journal riporta che l'ala politica di Hamas chiede quasi tremila prigionieri in cambio di soli 36 civili israeliani.

A differenza dell'accordo di novembre, in cui sono stati liberati 110 israeliani in cambio di 240 palestinesi, per lo più donne e bambini detenuti per reati minori o in detenzione amministrativa, si ritiene che la nuova lista includa anche militanti in carcere per reati gravi, come la pianificazione o l'esecuzione di attacchi terroristici contro civili israeliani.

Il Qatar aveva parlato di un progresso dei negoziati

Martedì il primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, aveva alimentato l'ottimismo sull'andamento dei negoziati dichiarando in conferenza stampa che Hamas aveva finalmente risposto alle linee generali dell'accordo, e che la risposta era "positiva". 

In serata però lo stesso movimento armato palestinese, in un messaggio sul social Telegram, aveva ribadito le proprie condizioni per un'intesa sul cessate il fuoco. 

"Siamo intenzionati a trattare con spirito positivo per fermare l'aggressione contro il nostro popolo palestinese e garantire un cessate il fuoco completo e duraturo, nonché fornire soccorso, aiuti, alloggi e ricostruzione", ha dichiarato alla Reuters Ezzat El Reshiq, un membro dell'ufficio politico di Hamas. 

Gli analisti osservano comunque che la controproposta di Hamas stempera la richiesta, avanzata da tempo, di una piena fine della guerra come condizione preliminare al rilascio degli ostaggi sequestrati il 7 ottobre.

L'agenzia Associated Press, citando una fonte vicina ai negoziati, ha spiegato che Hamas non chiede un cessate il fuoco permanente dall'inizio, ma di concordare la fine della guerra durante la prima fase della tregua, prima della liberazione di tutti gli ostaggi. Una seconda fonte osserva che il gruppo vuole ancora garanzie da parte del Qatar, dell'Egitto e di altri Stati amici che il cessate il fuoco non crolli non appena gli ostaggi saranno liberati.

Israele vuole continuare la guerra nella Striscia

Israele è comunque lontana dall'accettare le condizioni poste per il cessate il fuoco. In più di un'occasione, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha sostenuto la necessità di continuare la guerra sino all'annientamento di Hamas. Una volontà bilanciata dalla necessità di scendere a patti per riportare a casa gli ostaggi rimasti in vita.

In più, Israele considera i vertici di Hamas divisi e non affidabili. Una narrativa smentita da al-Aqsa, il canale televisivo affiliato al movimento islamista: secondo l'emittente, il gruppo starebbe deliberando con "tutti i rappresentanti delle diverse fazioni e organizzazioni della sfera palestinese" per promuovere gli interessi nazionali palestinesi, il primo dei quali è "fermare l'aggressione israeliana, recuperare la Striscia di Gaza e rilasciare i prigionieri".

Il conflitto a Gaza continua

La spinta diplomatica arriva in un momento di intensi combattimenti a Gaza, con Israele che spinge per conquistare la città principale del sud dell'enclave, Khan Younis, e con gli scontri che si riaffacciano anche nelle aree settentrionali di Gaza che Israele sosteneva di aver sottomesso mesi fa. L'esercito afferma di aver ucciso "decine di terroristi" nella Striscia di Gaza centrale e settentrionale nelle ultime 24 ore. 

Ora si teme un'escalation a Rafah, la città al confine con l'Egitto precedentemente designata zona sicura dai militari israeliani e dove si sarebbero rifugiati metà dei 2,3 milioni di abitanti dell'enclave palestinese.

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