Fico insieme a Orbán nel braccio di ferro con Bruxelles sul pacchetto di aiuti a Kiev

Il primo ministro slovacco Robert Fico e il primo ministro ungherese Viktor Orban durante una conferenza stampa a Budapest, 16 gennaio 2024
Il primo ministro slovacco Robert Fico e il primo ministro ungherese Viktor Orban durante una conferenza stampa a Budapest, 16 gennaio 2024 Diritti d'autore Denes Erdos/Copyright 2024 The AP. All rights reserved.
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Di Michela Morsa
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Il primo ministro slovacco Robert Fico sostiene l'opposizione del leader ungherese Viktor Orbán al finanziamento da 50 miliardi di euro all'Ucraina che l'Unione europea sta tentando di approvare

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Martedì il primo ministro slovacco Robert Fico ha dichiarato di essere d'accordo con l'Ungheria sulla necessità di rielaborare un piano dell'Unione europea per fornire assistenza finanziaria all'Ucraina

Si tratta di una potenziale manna per il primo ministro ungherese Viktor Orbán, che il mese scorso ha fatto deragliare gli sforzi di Bruxelles per approvare i finanziamenti per il Paese devastato dalla guerra.

A seguito di colloqui bilaterali a Budapest, in conferenza stampa Fico ha dichiarato di essere d'accordo con Orbán sul non finanziare il previsto pacchetto di aiuti a Kiev da 50 miliardi di euro con il bilancio comune del blocco, e ha fatto eco alle affermazioni dell'omonimo ungherese, secondo cui la guerra in Ucraina non può essere risolta con mezzi militari. 

"Abbiamo ascoltato molto attentamente le proposte che il primo ministro ha già presentato in relazione alla revisione del bilancio e agli aiuti all'Ucraina, e ripeto che le consideriamo razionali e sensate", ha dichiarato Fico.

Un altro tentativo di approvare i finanziamenti europei

I commenti di Fico giungono mentre Bruxelles cerca di salvare il pacchetto di finanziamenti per l'Ucraina che Orbán ha bloccato a dicembre, una mossa che ha irritato molti dei leader che miravano a fornire a Kiev un flusso di denaro costante per i prossimi quattro anni.

Per le decisioni che riguardano il bilancio dell'Unione è richiesta l'unanimità e Orbán è stato l'unico dei 27 leader del blocco a votare contro il finanziamento.

I leader dell'Unione dovrebbero riunirsi nuovamente il 1° febbraio per tentare un accordo sul pacchetto finanziario, ma il potere di veto di Orbán rimane un ostacolo concreto.

"Se vogliamo aiutare l'Ucraina, e credo che sia necessario farlo... dobbiamo farlo senza danneggiare il bilancio dell'Ue", ha detto martedì Orbán, che propone di separare i finanziamenti in quattro rate che potrebbero essere rivalutate e potenzialmente bloccate ogni anno. Il leader slovacco si è detto d'accordo.

"Mi auguro di vederla presto il 1° febbraio a Bruxelles, dove assisteremo con piena comprensione alla sua legittima lotta per ciò che ha iniziato all'ultimo Consiglio europeo", ha detto Fico a Orbán.

"Il ricatto finanziario" sui fondi europei

Analisti politici e critici di Orbán ritengono che il leader ungherese abbia usato il suo potere di veto sui finanziamenti all'Ucraina come leva per ottenere l'accesso ai fondi europei destinati all'Ungheria ma congelati da Bruxelles, preoccupata per lo Stato di diritto nel Paese a causa delle minacce all'indipendenza giudiziaria, alla libertà dei media e ai diritti della comunità Lgbtq+. 

Budapest per il momento non può avere accesso ai 10,4 miliardi di euro del Pnrr ungherese, di cui ha ricevuto soltanto 920 milioni, e ai 11,5 miliardi di euro dei fondi di coesione

Da parte sua, Orbán ha ripetutamente denunciato la situazione come "ricatto finanziario" e i suoi deputati hanno pubblicamente affermato che bisognerebbe versare i soldi all'Ungheria prima di istituire il fondo per l'Ucraina.

Martedì lo stesso Fico ha citato i fondi trattenuti come giustificazione per l'opposizione di Orbán ai finanziamenti dell'Ue all'Ucraina. "Non si può pretendere che un Paese a cui sono stati ritirati i fondi dia denaro a un altro Paese. Non è semplicemente possibile. Non è equo, non è giusto", ha detto il primo ministro slovacco.

La settimana scorsa un gruppo trasversale di 120 legislatori dell'Unione europea ha firmato una petizione per chiedere che all'Ungheria venga tolto il diritto di voto nel processo decisionale del blocco, sostenendo che Orbán ha ripetutamente violato i valori dell'Ue sovvertendo le istituzioni democratiche da quando è entrato in carica nel 2010.

Una nuova alleanza all'orizzonte?

Il primo ministro Robert Fico, il cui partito populista ha vinto le elezioni di settembre puntando su una base filorussa e anti americana, è visto come un potenziale alleato di Orbán nelle dispute di lunga data del leader ungherese con Bruxelles.

Potrebbe pensarlo anche lo stesso Orbán che martedì ha affermato che gli interessi nazionali slovacchi e ungheresi sono "uguali al 99%". 

"La sovranità è importante per entrambi gli Stati. Né l'Ungheria né la Slovacchia vogliono che l'Ue si trasformi in un superstato. E non vogliamo che la migrazione illegale sia legittimata", ha dichiarato.  

Rimane il fatto che, a differenza del primo ministro ungherese, Fico ha votato a favore del sostegno finanziario all'Ucraina e della sua adesione all'Ue al vertice del Consiglio europeo dello scorso dicembre. 

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