Quale futuro per il Nagorno-Karabakh? Lo abbiamo chiesto ai leader di Armenia e Azerbaigian

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Di Anelise Borges
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Euronews ha intervistato Ilham Aliyev, presidente dell'Azerbaigian, e Nikol Pashinyan, primo ministro dell'Armenia

Due interviste esclusive cui abbiamo lavorato per mesi, quelle con i leader di Armenia e Azerbaigian, coinvolti in uno dei conflitti più lunghi del mondo per il Nagorno-Karabakh,  teatro di alcuni degli episodi più violenti della storia recente del Caucaso meridionale.

Nonostante un accordo di cessate il fuoco mediato dalla Russia nel 2020, le tensioni sono tutt'altro che superate. Le interviste in esclusiva a partire dalle 19.30 (ora di Roma) del 1° agosto in onda e sul sito web di euronews.

La mediazione internazionale

Gli Stati Uniti e l'Unione europea stanno svolgendo un ruolo maggiore nella mediazione della crisi, dopo il vuoto lasciato dalla Russia, tradizionale mediatore di potere regionale, ora impantanato in Ucraina. E i colloqui hanno alimentato la speranza di una pace duratura. Ma gli ultimi sviluppi relativi ai disaccordi sul corridoio di Lachin e le affermazioni secondo cui l'Azerbaigian starebbe bloccando l'unico passaggio che collega l'Armenia agli armeni all'interno del Nagorno-Karabakh, sembrano indicare che la strada per la pace sarà lunga.

Ecco come abbiamo condotto le due interviste

Abbiamo proposto di porre le stesse domande sia a Ilham Aliyev che a Nikol Pashinyan, offrendo loro la possibilità di esprimere i propri punti di vista senza interruzioni o contestazioni. L'idea era di dare a entrambe le parti una piattaforma per esprimere il proprio punto di vista sul conflitto e sulle possibilità di pace.

Quando abbiamo incontrato i due leader, la scorsa settimana, è stato chiaro chi si sentiva vincitore: Aliyev è arrivato all'appuntamento sorridente e manifestamente a suo agio, mentre Pashinyan era teso, quasi arrabbiato. Entrambi avevano molto da dire sui motivi del loro stato d'animo. Aliyev ha detto che vincere la guerra contro l'Armenia è "la missione della sua vita politica" e che ora l'Azerbaigian è pronto a parlare di pace, mentre Pashinyan ha insistito sul fatto che molti dei punti concordati nei successivi negoziati "sono stati violati" e che "nessuno ha promesso che sarebbe stato facile raggiungere la pace".

Entrambi i leader hanno convenuto che la mediazione internazionale è importante e vantaggiosa, ma hanno riconosciuto i diversi interessi di alcuni attori e il fatto che la pace nella regione non ha lo stesso scopo per tutti. L'aspetto più interessante di queste interviste riguarda forse tuttavia aspetti che non compaiono in questo episodio di The Global Conversation: i dialoghi che abbiamo avuto con persone di entrambe le parti mentre viaggiavamo in Azerbaigian e Armenia.

Il risentimento e il dolore sono ancora vivi. Il legame che sentono con la terra in quella parte del mondo li unisce e li divide in egual misura. Qualunque cosa i corpi diplomatici riescano a negoziare tra loro in Europa, negli Stati Uniti o anche a Mosca, la strada per la pace dovrà includere le persone. Un lavoro che potrebbe richiedere generazioni, ma che sembra essere l'unico modo per costruire una realtà diversa per il Nagorno-Kharabah, l'Armenia e l'Azerbaigian, e per le persone che vi abitano. 

Guarda l'intervista integrale nel player in alto.

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