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Wagner in Sudan, proviamo a capire il perché con l'aiuto di esperti

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AP/ Diritti d'autore French Army
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Di Redazione italiana
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Sullo sfondo della lotta per il potere in Sudan, si teme che il gruppo mercenario Wagner stia alimentando il conflitto, forse agendo su istruzioni del Cremlino

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Emmanuel Kotin, esperto di sicurezza e direttore esecutivo del Centro africano per la sicurezza e l'antiterrorismo, ha ben chiaro, a suo dire, il perché della presenza del gruppo mercenario Wagner in Sudan (e non solo).

"È così sorprendente - dice - che ovunque ci sia instabilità o un attacco alla democrazia in Africa il gruppo Wagner sia coinvolto e il più delle volte sono dalla parte della milizia.

Guardiamo il Burkina Faso, ad esempio: tutte le miniere del Paese sono rilevate da delegati del gruppo Wagner, la stessa cosa che sta accadendo in Sudan.

Wagner è come il punto di collegamento per raccogliere informazioni sulla nostra composizione delle risorse naturali in Africa, raccoglie anche informazioni sulla struttura di governance in Africa".

Sullo sfondo della lotta per il potere in Sudan, si teme che il gruppo mercenario Wagner stia alimentando il conflitto, forse agendo su istruzioni del Cremlino.

Secondo una serie di indagini internazionali, il compito del gruppo in Sudan è, in particolare, quello di fornire l'accesso alle risorse che, sotto sanzioni, la Russia utilizza per la guerra contro l'Ucraina.

In questo caso si tratta principalmente di oro, per il cui volume di produzione il Sudan è terzo in tutta l'Africa.

"Abbiamo identificato - dice Jelena Aparac, esperta indipendente del gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sull'uso dei mercenari, nonchè docente e consulente in Diritto e politica internazionale - che quel tipo di relazione complessa tra diverse aziende e Wagner molto spesso porta ad una persona, e spesso a cittadini, di nazionalità russa, che potrebbero controllare l'assetto generale di questi diversi attori".

Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, attualmente a New York per la sessione delle Nazioni Unite, ha dichiarato che il Sudan ha il diritto di utilizzare i servizi del gruppo Wagner.

"Non c'è una visione chiara di quale sia la statura del leader del gruppo - ribadisce Jelena Aparac - se si tratta effettivamente di società militari e di sicurezza private o meno.

Sappiamo che queste sono vietate dalla legge russa, potrebbero rientrare nella definizione di mercenari in qualche contesto, ma indipendentemente dallo statuto giuridico operano in conflitti diversi e con ruoli diversi".

Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), la Russia è stata e rimane il principale fornitore di armi del Sudan.

La quota dell'equipaggiamento militare russo nell'armamento dell'Esercito sudanese è dell'87%.

Uno dei principali risultati di questa cooperazione dovrebbe essere l'apertura di una base della Marina russa in Sudan, che consentirà al Cremlino di controllare gli accessi al Canale di Suez ed all'Oceano Indiano.

"Gli interessi del gruppo Wagner - dice Paul Strosnki, senior fellow del programma Russia ed Eurasia presso il Carnegie fund - rappresentano principalmente il gruppo stesso, in contrasto con una specifica entità sudanese.

Quello che abbiamo visto negli ultimi anni è che Wagner continua a cambiare le sue alleanze: stanno entrando in luoghi dove la comunità internazionale non è mai riuscita a portare stabilità.

La Russia sta cercando di espandere la propria presenza in tutta l'Africa, vuole certamente l'accesso ai porti ed anche distogliere l'attenzione su ciò che sta facendo in Ucraina".

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