La strana coppia, Xi Jinping e Vladimir Putin a Mosca

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Di Alberto De Filippis
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Il presidente cinese visita il suo omologo russo in un viaggio per rinsaldare i rapporti fra i due paesi

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Gli anglofoni il rapporto fra Xi Jinping e Vladimir Putin lo chiamano "bromance" orribile "parola-macedonia" derivante dalla fusione di bro' (fratello) e romance (avventura, spesso sentimentale). I due uomini-forti del regime cinese e russo si ritrovano a Mosca per colloqui, appena 3 giorni dopo che la Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto nei confronti di Putin per il suo presunto ruolo nel trasferimento illegale di civili (soprattutto bambini) ucraini nei territori russi.                                                                           Ma questo non scoraggia Xi, che ha infranto le norme del Partito Comunista e si è formalmente assicurato un terzo mandato come leader cinese questo mese.

Ma perché il leader cinese è così determinato a stare al fianco di Putin nonostante l'inevitabile contraccolpo, in un momento in cui l'Occidente è sempre più sospettoso degli obiettivi militari di Pechino  e controlla (e teme) le aziende cinesi di valore come TikTok?

Perché Pechino resta così vicina alla Russia? Per come la vedono i leader cinesi, gli Stati Uniti stanno bloccando il percorso della Cina verso la leadership globale, aiutati dai governi europei, mentre la maggior parte dei suoi vicini geografici - dal Giappone, alla Corea del Sud fino a Vietnam e India sono sempre più scettici su questa politica.

I cinesi non sono inclini alle minacce. Le tigri di carta come gli Stati Uniti non sono sicuramente in grado di minacciare la Cina
Xi Jinping

“I cinesi non sono inclini alle minacce. Le tigri di carta come gli Stati Uniti non sono sicuramente in grado di minacciare la Cina", ha dichiarato un commento all'agenzia di stampa statale cinese Xinhua anticipando il suo viaggio in Russia. Lo stesso articolo criticava Washington per aver minacciato di sanzionare la Cina se avesse fornito armi alla Russia per la sua invasione dell'Ucraina. "Più gli Stati Uniti vogliono schiacciare le due superpotenze, Cina e Russia, insieme... più Cina e Russia si appoggiano l'una sull'altra".

Per comprendere la preferenza di Xi per Putin anche se l'economia cinese è così intrecciata con l'Occidente (Pechino detiene persino parte del debito Usa), gli analisti affermano che non è solo importante tener conto della visione di Pechino per il futuro, ma anche cogliere la storia personale che condividono i leader cinese e russo.

Sono entrambi sempre più simili a un imperatore e uno zar
Alexander Gabuev
analista

“Hanno solo sei mesi di differenza in termini di età. Entrambi i loro padri hanno combattuto nella seconda guerra mondiale ... Entrambi gli uomini hanno avuto difficoltà nella loro giovinezza. Entrambi hanno figlie", ha dichiarato Alexander Gabuev, del think tank Carnegie Endowment for International Peace ed esperto di relazioni russo-cinesi. "E sono entrambi sempre più simili a un imperatore e uno zar, ugualmente ossessionati dalle rivoluzioni colorate".

La loro "bromance", come ha detto Gabuev, è iniziata nel 2013 quando Xi ha incontrato Putin verso la fine del vertice della cooperazione economica Asia-Pacifico a Bali, il giorno del compleanno di Putin.                                                                                                            Citando due persone presenti alla festa di compleanno improvvisata, Gabuev ha detto che l'occasione "non è stata una serata alcolica, ma si sono aperti e c'era una chimica davvero funzionante".

Secondo lo stesso Putin, Xi gli ha regalato una torta mentre il leader russo ha tirato fuori una bottiglia di vodka per un brindisi. 

"Non ho mai stabilito relazioni del genere o preso accordi del genere con nessun altro collega straniero, ma l'ho fatto con il presidente Xi", ha detto Putin all'emittente cinese CCTV nel 2018.

Queste osservazioni sono state seguite da un viaggio a Pechino, dove Xi ha consegnato a Putin la prima medaglia dell'amicizia della Cina. "È il mio migliore e più intimo amico", ha detto Xi. "Non importa quali fluttuazioni ci siano nella situazione internazionale, Cina e Russia hanno sempre considerato fermamente lo sviluppo delle relazioni come una priorità".

Xi è rimasto fedele a quelle parole, anche dopo che Putin ha lanciato la sua invasione dell'Ucraina poco più di un anno fa. Meno di tre settimane prima, Putin ha visitato Pechino e ha firmato quella che la Cina una volta ha definito una partnership "senza limiti". I funzionari cinesi hanno evitato di criticare la Russia - e non la chiamerebbero nemmeno una guerra - mentre fanno eco alla narrativa di Putin secondo cui la colpa era dell'espansione della NATO.

Bipolarismo politico

Quello che stupisce è una sorta di bipolarismo politico del regime cinese. Appena una settimana fa la rivista POLITICO ha riferito che le società cinesi, inclusa una collegata al governo di Pechino, hanno inviato a entità russe 1.000 fucili d'assalto e altre attrezzature che potrebbero essere utilizzate per scopi militari, comprese parti di droni e giubbotti antiproiettile, secondo i dati doganali. 

Eppure Pechino vuole svolgere un ruolo da peacemaker. La verità sta probabilmente nel mezzo.                                                                                                                                          Pechino non può certo schierarsi con gli Stati Uniti, ma è consapevole dell'importanza delle relazioni commerciali con Washington e con l'Unione Europea. I disastri sanitari compiuti dal governo cinese nel cercare di contrastare l'epidemia di covid hanno costretto il regime a un giro di vite.

 L'elezione, per la terza volta, di Xi Jinping, addirittura all'unanimità, secondo molti non è un segnale di forza. Anzi. Dimostra semplicemente che Xi non vuole correre rischi. Sa di non essere più così popolare nella popolazione ed ha bisogno di un successo sul piano internazionale da rivendersi in patria visto che nessuno crede che, nella sessione plenaria della quattordicesima Assemblea Nazionale del Popolo, l'organo legislativo del Parlamento cinese, qualcuno si sarebbe alzato in piedi per criticare l'imperatore. 

Un esempio di come Xi Jinping tratti gli avversari politici

La verità dietro ai sorrisi

Non bisogna dimenticare però che dietro a strette di mano, abbracci e sorrisi, Pechino è stata accusata di colonizzare i territori russi dell'estremo oriente. Terre spesso desolate, ma ricchissime di materie prime. La Cina è anche sospettata da Mosca e di fomentare le pulsioni centrifughe di alcune repubbliche. 

Nell'Estremo Oriente russo, negli anni '90 sono emersi diffusi timori di “sinicizzazione” (kitaizatsiia) in un contesto demografico e politico coerente con queste condizioni.                 I migranti cinesi sono arrivati da uno stato molto più popolato. Appena 7 milioni di russi alla fine degli anni '90 popolavano l'intero Estremo Oriente russo, che rappresenta circa il 37% del territorio russo e si estende dal Lago Baikal all'Oceano Pacifico. Un territorio che confina con la Cina con oltre 1,2 miliardi di persone. 

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Come se non bastasse la popolazione russa dell'Estremo Oriente negli anni '90 è diminuita di quasi il 9% a causa della prevalenza dei decessi sulle nascite e dell'emigrazione verso la Russia europea. Una tendenza che non si è invertita in questi anni. Anche per questi motivi e per non risvegliare i sentimenti anti-cinesi, Xi deve giocare la carta dell'amicizia con la Russia. 

La "bromance" fra Xi e Vladimir non sembra destinata a finire. Fino a quando le manie di grandezza di Putin e della sua corte non entreranno in diretto contrasto con gli interessi del dragone.

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