Il 30enne rugbista, licenziato dalla Federazione per le frasi omofobe espresse in un post, ha raccolto fondi e chiesto un maxi risarcimento, preparandosi a dare battaglia legale
Dopo aver organizzato una raccolta fondi per una battaglia legale, ricorre in Tribunale il rugbista Israel Folau, licenziato dalla Federazione australiana per le frasi omofobe espresse in un post.
Il 30enne, estremo dei Waratahs e già finalista in Coppa del mondo nel 2015, lo scorso 10 aprile aveva pubblicato sui propri profili social un post nel quale invitava "omosessuali, ladri, bugiardi, adulteri, atei ed ubriachi a ravvedersi, pena l’inferno".
Non sono bastate quattro ore di tentata conciliazione alla Fair Work Commission di Sydney per raggiungere un accordo.
"Mi sento molto, molto dispiaciuto per l'esito di oggi - dice Folau - ma vorrei ringraziare tutti quelli che mi hanno sostenuto durante questo periodo e continuerò a difendere le libertà di tutti gli australiani".
Devoto fedele della chiesa evangelica e riconosciuto colpevole di violazione del codice di condotta, Folau ha raccolto fondi per oltre due milioni di dollari australiani, chiedendone dieci milioni, circa sei milioni di euro, di risarcimento alla Federazione, in quanto, a suo dire, la rescissione gli costerà i migliori anni della propria carriera sportiva.