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L'ultimo rapporto Wwf: basta plastica adesso

L'ultimo rapporto Wwf: basta plastica adesso
Diritti d'autore REUTERS/Phil Noble
Diritti d'autore REUTERS/Phil Noble
Di Cecilia Cacciotto
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Il vertice Onu sull'ambiente, a Nairobi, dall' 11 al 15 marzo, è un'occasione per decidere se dare il via o meno ai negoziati per ridurre la plastica

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Niente di nuovo sotto il sole, ma le cifre dell'ultimo rapporto del Wwf sull'inquinamento dovuto a plastica sono un pugno allo stomaco.

Nel 2016, la produzione della plastica ha raggiunto i 396 milioni di tonnellate, pari a 53 chili per abitante sul pianeta, quantità che equivale all'emissione di 2 miliardi di tonnellate di biossido di carbonio, (il 6% del totale delle emissioni all'anno).

Cifre da capogiro appunto, se a rimetterci non fosse il pianeta e gli ecosistemi marini. Visto che dai 10 ai 20 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani. Dato ancora più allarmante è che la metà della plastica mondiale, a partire dal 1950 è stata prodotta tra il 2000 e il 2016.

Ludovic Frère Escoffier, del Wwf :"Il vertice Onu sull'ambiente, a Nairobi, dall' 11 al 15 marzo, è un'occasione unica, per decidere se dare il via o meno ai negoziati per ridurre la plastica. Servirebbe a mettere l'accento sull'urgenza di quello che è un problema mondiale".

Ludovic Frère Escoffier, Wwf Oceani

"Bisogna legiferare, regolamentare, aumentare le fonti di finanziamento per raccogliere più plastica possibile e arrivare a raccogliere il 100% della plastica aumentando anche il riciclaggio, bisogna stimolare le imprese da un punto di vista economico, con forme del tipo bonus malus. E andare verso l'uso di prodotti riciclati".

L’Europa per la produzione della plastica è sul podio, è il secondo produttore al mondo dopo la Cina (e riversa in mare ogni anno tra le 150 e le 500mila tonnellate di macroplastiche e tra le 70 e 130 mila tonnellate di microplastiche).

Ogni anno gli italiani utilizzano solo di imballaggi circa 2,1 milioni di tonnellate di plastica, i secondi maggiori consumatori dopo i tedeschi, di cui solo il 41% viene poi riciclato.

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