Ultraliberalisti e ultranazionalisti: il voto divide la Francia

Ultraliberalisti e ultranazionalisti: il voto divide la Francia
Di Euronews
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All’indomani del primo turno delle presidenziali, la Francia si sveglia divisa: da una parte i grandi centri urbani, dall’altra la Francia profonda quella dei paesini e delle…

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All’indomani del primo turno delle presidenziali, la Francia si sveglia divisa: da una parte i grandi centri urbani, dall’altra la Francia profonda quella dei paesini e delle campagne.

Da una parte l’ovest più ricco e dall’altra l’est impoverito dalla crisi.

L’ultraliberale Emmanuel Macron ha vinto nelle grandi città Parigi, Bordeaux e Lione e nella parte occidentale del Paese, più ottimista, più europeista, meticcia e laica.

Nel nord est invece, nelle aree rurali del centro del Paese e nella regione Paca, (Provenza, alpi , Costa Azzurra) ha prevalso la nostalgia, e forse un senso antico dello Stato, nonché la paura di perdere. Perdere tutto. E il voto a Marine Le Pen serve a arginare questa paura.

Anche dal punto di vista sociologico l’elettorato francese è polarizzato: gli elettori di Macron sono al 34% dirigenti e appartengono alla classe media; il 17% viene dalle classi meno agiate; per l’elettorato frontista le cifre si invertono, il 13% sono dirigenti e il 36% appartiene alla classe meno abbiente.

Gli elettori di Macron sono essenzialmente elettori di sinistra,
il 47% nel 2012 votò per Hollande il 18% per Sarkozy, il 43% per Bayrou.

Un 13% di elettori che hanno votato Lepen nel 2012 votarono Sarkozy e solo il 6% Holande.

I francesi non hanno dubbi, il prossimo presidente sarà Macron, tra i perdenti del primo turno molti hanno già dato come indicazione quella di votare per il giovane ex banchiere.
Questa volta però non c‘è stato l’appello nazionale a far fronte comune contro il Fronte Nazionale, così come fu nel 2002.

E Marine Le Pen vede in questo un segno dei tempi e dell’avanzata inesorabile del suo partito.

“Il vecchio fronte repubblicano, di cui nessuno vuole più sentirer parlare, in cui i francesi non credono più cerca di coalizzarsi nuovamente intorno a Macron; ho quasi voglia di dire chi se ne frega”.

Nel 2002 in Francia si verificò l’imprevedibile. Il candidato di sinistra Lionel Jospin non arrivò al ballottaggio, vi arrivò Jean Marie Le Pen.
Tutti i partiti votarono per il candidato di destra Jacques Chirac, anche Jean Luc Mélenchon.
Oggi, la situazione è diversa.

Frederic Dabi:
“È vero che il comportamento degli elettori di Jean Luc Mélenchon e degli elettori di François Fillon farà la differenza Tra gli elettori di Jean Luc Mélenchon si rileva un primo comportamento che è di tipo astensionista, uno su due non vorrebbe votare al secondo turno, circostanza che può cambiare durante la campagna”

Il leader della Francia non sottomessa ha chiesto ai suoi elettori di votare secondo coscienza, senza dare alcuna indicazione di voto.

La scelta per i francesi si annuncia ardua, l’ultraliberalista da un lato che potrebbe scardinare il welfare che ha fatto scuola in Europa e la ultarnazionalista che annuncia un ritorno al futuro.

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