Beate Zschäpe riconosce solo l'incendio di un appartamento. I familiari delle vittime: ora la verità sul ruolo dei servizi segreti tedeschi
Si è decisa a parlare dopo più di due anni. E per dire che lei non c’entra nulla con i crimini neonazisti dei suoi compagni.
Beate Zschäpe è l’unica imputata nel processo di Monaco contro la cellula di estrema destra tedesca NSU (Nationalsozialistischer Untergrund, Clandestinità Nazionalsocialista).
Deve rispondere di 10 omicidi quasi tutti a carattere razzista e xenofobo, due attentati dinamitardi e rapine di autofinanziamento.
L’avvocato di parte civile Mehmet Daimaguler spiega:
Le mie speranze sono elevate e le mie aspettative molto basse. Spero che l’imputata risponderà alle domande chiave – quanti erano i membri del gruppo, il ruolo dei servizi segreti. Ma soprattutto, i miei assistiti vogliono sapere: perché è morto mio padre, mio fratello, o mio figlio? Perché sono stati scelti?
Il gruppo è stato scoperto in seguito alla morte di altri due affiliati, Uwe Mundlos e Uwe Böhnhardt. Non è chiaro se i due si siano suicidati o si siano ammazzati fra di loro. Non chiaro neanche il ruolo dell’intelligence: secondo la stampa tedesca l’inchiesta sarebbe stata inquinata da depistaggi.
Lilia Rotoloni