Le sextremiste impavide del movimento FEMEN

Le sextremiste impavide del movimento FEMEN
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Di Euronews
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Una forma di protesta che certamente non passa inosservata. Le irruzioni a seno nudo delle attiviste di FEMEN scatenano l’interesse dei media — e la nostra curiosità – ma il messaggio che c‘è dietro, o forse è meglio dire davanti, arriva altrettanto forte e chiaro? Si tratta di una forma di femminismo d’assalto o una trovata demenziale?

Lo chiamano “sextremismo” ma a dare il senso della vera portata di questo “approccio toples” alla causa femminista moderna è una delle attiviste che ha fondato il movimento a Kiev nel 2008, Inna Schevchenko: “La gente puo’ divertirsi a guardare il nostro seno quanto vuole, ma allora non puo’ ignorare il nostro messaggio perchè è scritto proprio lì. Il nostro seno parla, urla, abbiamo trasformato il nostro corpo nudo in uno strumento politico. Proponiamo al mondo un nuovo significato della nudità femminile. Ora questa è la mia arma politica, sul mio seno c‘è sempre scritto il messaggio che voglio che le persone ascoltino.“

Per voce di Inna Schevchenko, la missione di FEMEN, movimento ateo e apolitico, è quella di « stimolare una discussione, sollevare un problema, mostrare la verità, togliere la maschera a chi ne indossa una, andando ad affrontare coloro che hanno una visione patriarcale delle donne, direttamente nel loro territorio.”

Ergersi a paladine, nude, dei diritti delle donne pero’ ha cause ed effetti. Non ultimo il carcere. Tre attiviste europee sono state arrestate a Tunisi per aver manifestato, rigorosamente a seno scoperto, per l’arresto di Amina, la blogger 18enne tunisina che contestava il congresso degli estremisti salafiti.

Molte delle sexestremiste di Femen sono giovani, magre, belle e spesso bionde. Questo è la prima cosa che salta all’occhio. In realtà, ci dice Inna, le apparenze non importano: “Tutte le donne possono diventare Femen e ci sono membri di 64 anni che ancora protestano in topless.”

La cosa fondamentale però è l’addestramento, psicologico ed anche fisico prima di ogni protesta. Alcune manifestazioni sono pericolose. Nel 2011 dopo una dimostrazione contro la dittatura di Lukashenko in Bielorussia, tre attiviste di FEMEN furono rapite, torturare e tenute ostaggio per 24 ore da killer che minacciavano di ucciderle.
“Non si tratta di “sacrificarsi”, neanche in quella situazioni mi sentivo una vittima — dice Inna, che era tra queste — mi chievevo per quale motivo quegli uomini ci stessere trattando in quel modo terribile. La risposta è perché avevamo detto al mondo la verità.

In questi giorni Inna è stata svegliata da un SMS con la scritta “muori”. Mi sono detta “Buongiorno Inna”. Anche la paura è una scelta che spetta alle donne. E lei ha deciso di dimenticarla.

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