Utili per viaggiare, o strumento discriminatorio per creare cittadini di serie A e serie B? E la privacy?
In Danimarca centinaia di persone sono già scese in strada per dire no ai passaporti vaccinali - prima ancora che questi vengano approvati o introdotti.
L'Unione europea è a favore, l'OMS si dice contrario perché sostiene che, mentre i vaccini prevengono il contagio da Covid-19, non è ancora dimostrato che prevengano la trasmissione del virus.
Nonostante i dubbi dell'Organizzazione mondiale della Sanità, molti paesi europei stanno cercando la maniera di introdurre questo nuovo tipo di documento - che poi altro non è che un certificato di vaccinazione.
Potrebbero permettere ai vaccinati di tornare a vivere un assaggio di "normalità", utili per entrare in ristoranti, bar, festival ma anche per salire a bordo di aerei.
Potrebbero però anche creare, involontariamente, due classi di cittadini: vaccinati e non vaccinati. Cittadini di serie A e B.
Un'ingiustizia, soprattutto per quei Paesi che dovranno attendere fino al 2023 o fino al 2024 per vedersi recapitate le preziose fiale di vaccino. "È uno strumento ipocrita", sostiene Catherine Haguenau-Moizard, professore di diritto all'Università di Strasburgo. "Non si può fare una via di mezzo tra obbligatorietà e non obbligatorietà del vaccino, in cui il vaccino diventa praticamente obbligatorio per accedere ad una serie di servizi".
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