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Politica UE. Se non Ursula, chi? Sette in lizza per la presidenza della Commissione

La possibilità che il capo della Commissione Ursula von der Leyen non ottenga il consenso dei leader dell'UE e degli eurodeputati entranti quest'estate è diventata una prospettiva più realistica.
La possibilità che il capo della Commissione Ursula von der Leyen non ottenga il consenso dei leader dell'UE e degli eurodeputati entranti quest'estate è diventata una prospettiva più realistica. Diritti d'autore Jean-Francois Badias 2024 - Source : ASSOCIATED PRESS
Diritti d'autore Jean-Francois Badias 2024 - Source : ASSOCIATED PRESS
Di Gerardo Fortuna
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Da chi sarà occupato il posto di presidente della Commissione europea dopo le elezioni? Ecco chi potrebbe insidiare Ursula von der Leyen all'interno del suo schieramento

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La riconferma di Ursula von der Leyen alla guida dell'organismo esecutivo dell'UE sembrava probabile, ma la sua leadership ha perso smalto dopo la questione dell'incarico concesso e poi revocato a Markus Pieper, e a seguito di alcuni tentennamenti nella risposta alla crisi in Medio Oriente.

La possibilità che non riesca a far convergere un sufficiente consenso da parte dei leader dell'UE e degli eurodeputati che si insedieranno quest'estate è diventata una prospettiva più realistica. Il suo principale punto di forza è sempre stata la continuità con l'attuale Commissione, ma anche la mancanza di concorrenti effettivi.

Tuttavia, almeno a Bruxelles, nel suo schieramento circolano ormai nomi alternativi, anche se altri candidati non si metteranno ufficialmente in gioco prima delle elezioni.

Mario Draghi, il "mago"

Mario Draghi, ex presidente del Consiglio italiano ed ex numero uno della BCE
Mario Draghi, ex presidente del Consiglio italiano ed ex numero uno della BCEAP Photo

L'intervento di Draghi, il 16 aprile, al forum sociale di alto livello di La Hulpe è stato salutato dalla stampa italiana come una candidatura, neanche troppo mascherata, alla massima carica esecutiva europea. Anche a Bruxelles, c'è chi pensa che l'ex presidente del Consiglio italiano sappia far accadere le cose come per magia.

I segreti di tale "potere" rimangono tuttavia inafferrabili: di fronte alla crisi del debito dell'eurozona si è giocato il famoso "whatever it takes". Ora sembra che stia al lavoro su un nuovo incantesimo in relazione al rapporto sulla competitività che sta preparando, commissionato dalla stessa von der Leyen, che fa riferimento alla necessità di "un cambiamento radicale".

Pro: probabilmente è il politico europeo più noto, con un'aura di infallibilità, percepito anche come al di sopra delle logiche di partito.

Contro: il rischio di avere qualcuno "troppo bravo" al vertice, che mette in ombra tutti gli altri: uno dei motivi che ha portato i partiti italiani a staccare la spina al suo governo.

Probabilità: è improbabile che i leader dell'UE e gli eurodeputati rifiutino Draghi, persino Viktor Orban ha detto ai giornalisti a Bruxelles "mi piace".

Kristalina Georgieva, la sempreverde

La direttrice del Fondo Monetario Internazionale Kristalina Georgieva
La direttrice del Fondo Monetario Internazionale Kristalina GeorgievaAP Photo

Il presidente uscente del Consiglio europeo Charles Michel - che sarà uno dei principali intermediari nei negoziati per i prossimi posti ai vertici dell'UE - ha dichiarato, in vista del vertice straordinario di aprile, che la prossima Commissione sarà di tipo "economico".

Se questo è vero, chi meglio dell'attuale direttrice del Fondo Monetario Internazionale, Kristalina Georgieva, potrebbe ricoprire questo incarico? Il nome dell'ex commissaria al Bilancio dell'UE è un evergreen quando si discute di posti chiave dell'UE - ed era già circolato nel 2019 quando alla fine è stata scelta Ursula von der Leyen.

Pro: potrebbe essere il tanto atteso primo capo della Commissione per l'Europa orientale dopo il "grande allargamento".

Contro: è stata appena riconfermata direttrice del FMI e, rispetto ad altri candidati, ha meno legami con i principali decisori di Bruxelles.

Probabilità: forte con il Consiglio per il suo sostegno ai Paesi dell'Est, meno solida in Parlamento.

Andrej Plenković, l'outsider

Il primo ministro croato Andrej Plenković
Il primo ministro croato Andrej PlenkovićAP Photo

Se la sua candidata di punta ufficiale von der Leyen dovesse cadere, il Partito Popolare Europeo (PPE) di centro-destra avrebbe comunque altre corde al suo arco, tra cui quella che porta ad Andrej Plenković. Il primo ministro croato è alla guida del governo dal 2016 e potrebbe essere tentato da un ruolo più internazionale, soprattutto se il suo partito dovesse essere sconfitto alle elezioni nazionali previste questa settimana.

Pro: esperienza di lunga data come capo di governo, proviene dal più recente Stato membro dell'UE: un segnale di buona volontà per i Paesi candidati in lista d'attesa.

Contro: profilo più "politico".

Probabilità: l'amicizia con molti colleghi leader dell'UE potrebbe rendere facile la nomina, ma la conferma si baserebbe sulla capacità di costruire coalizioni in Parlamento.

Roberta Metsola, l'apprendista

La maltese Roberta Metsola è stata eletta presidente del Parlamento europeo nel gennaio 2022
La maltese Roberta Metsola è stata eletta presidente del Parlamento europeo nel gennaio 2022Daina Le Lardic/ European Union 2023 - Source : EP

Quando la rivista Time ha incluso Metsola tra i 100 leader emergenti più influenti nel 2023, la stessa von der Leyen rivolgendosi a lei ha dichiarato: "Non cedere mai al cinismo. Puoi essere il motore del cambiamento".

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Nella sua breve carriera internazionale, la Metsola ha rafforzato le sue credenziali nel PPE, diventando il primo politico dell'UE a incontrare Zelensky a Kiev dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia. Il suo nome emergerebbe probabilmente se non ci fosse un accordo sulla riconferma di von der Leyen e se i candidati più accreditati fossero scartati.

Pro: carisma e età, oltre a forti credenziali europeiste.

Contro: mancanza di esperienza internazionale, nessun incarico precedente in un governo: un problema per i leader dell'UE.

Probabilità: più facile ottenere consenso in Parlamento come presidente uscente, più impegnativo riuscirci nel Consiglio europeo.

Kyriakos Mitsotakis, l'asso nella manica

Il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis
Il primo ministro greco Kyriakos MitsotakisAP Photo

Il primo ministro greco potrebbe rivelarsi un altro asso nella manica per il PPE se le cose si fanno difficili al tavolo dei negoziati. In un recente tweet, il leader del partito Manfred Weber ha affermato che Mitsotakis "rappresenta al meglio la leadership del PPE": parole che non avrebbe probabilmente pronunciato a favore di von der Leyen.

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Mitsotakis è ben visto dai colleghi leader dell'UE e potrebbe anche rappresentare una buona scelta per la presidenza del Consiglio europeo, se il PPE non riuscisse a conquistare il posto alla Commissione.

In occasione del recente evento Euronews ON AIR, il leader greco ha evidenziato tre obiettivi principali per il prossimo mandato dell'UE: autonomia strategica, competitività e sicurezza alimentare. Quasi si stesse preparando per un discorso sullo stato dell'Unione.

Pro: esperienza precedente come leader dell'UE. Parla bene l'inglese e il francese, e abbastanza il tedesco, per rivolgersi ai colleghi.

Contro: il sentore di uno scandalo interno potrebbe renderlo una scelta rischiosa.

Probabilità: forte nel Consiglio, conta sulla maggioranza politica in Parlamento come candidato del PPE.

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Christine Lagarde, la banchiera

La presidente della BCE, Christine Lagarde
La presidente della BCE, Christine LagardeAP Photo

L'attuale presidente della Banca centrale europea (BCE) rappresenterebbe un'altra scelta solida se la profezia di Michel su una Commissione "economica" si rivelasse giusta, soprattutto se i negoziati dovessero arenarsi. Nel 2019 ha conquistato il timone della BCE grazie alla spinta di Emmanuel Macron e potrebbe essere nuovamente la scelta del presidente francese.

Pro: buoni risultati ovunque sia stata, dal governo francese al FMI e alla BCE.

Contro: una scelta che apparirebbe burocratica o distaccata dai cittadini, troppo vicina a Macron (nel bene e nel male).

Probabilità: se il suo nome emergesse al tavolo dei leader, si tratterebbe di un segnale chiaro del fatto che si troverebbero a corto di idee. E lei potrebbe costituire una delle ultime scelte disponibili. Potrebbe però ottenere il sostegno di un Parlamento fortemente di destra?

Klaus Iohannis, lo stratega

Klaus Iohannis punta anche al ruolo di segretario generale della NATO
Klaus Iohannis punta anche al ruolo di segretario generale della NATOAP Photo

E se Michel si sbagliasse e l'Europa optasse per un'altra Commissione "geopolitica"? In questo caso, il nome del presidente rumeno potrebbe emergere come un coniglio dal cilindro.

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Iohannis è anche in corsa per la carica di Segretario generale della NATO, anche se il premier olandese Mark Rutte sembra in vantaggio. Avrebbe perciò una visione già chiara per la difesa dell'Europa e potrebbe essere riciclabile per la prossima Commissione.

Pro: candidato di un Paese dell'Est e del PPE.

Contro: dipende dall'esito della corsa alla NATO.

Probabilità: è relativamente ben visto nel Consiglio europeo, ma ha bisogno di una maggioranza del PPE in Parlamento.

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