Reati ambientali, la svolta dell'Unione europea: pene più severe, sino a 10 anni di carcere

Una perdita di petrolio da una nave. L'estrazione di acqua, il riciclaggio delle navi e l'inquinamento sono tra le attività monitorate dalla direttiva aggiornata
Una perdita di petrolio da una nave. L'estrazione di acqua, il riciclaggio delle navi e l'inquinamento sono tra le attività monitorate dalla direttiva aggiornata Diritti d'autore Copyright Canva
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Di Vincenzo GenoveseGianluca Martucci
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Approvata a larga maggioranza la nuova direttiva sulla protezione dell'ambiente, che include altre fattispecie di reato

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Nella votazione finale al Parlamento europeo, tenutasi il 27 febbraio, la direttiva è stata approvata a larga maggioranza: 499 voti a favore, 23 astensioni e 100 voti contrari. Fra questi ultimi, ci sono gli eurodeputati di Lega e Fratelli d'Italia, insieme alla maggior parte dei rispettivi gruppi, Identità e democrazia e Conservatori e riformisti europei.

"Quando un comportamento provoca la morte di una persona, se l'autore lo ha commesso in modo intenzionale, riceverà dieci anni di carcere"
Antonius Manders
Eurodeputato olandese del Partito popolare europeo e relatore della direttiva

I nuovi crimini ambientali

Tra i nuovi reati ambientali figurano il commercio illegale di legname, l'esaurimento delle risorse idriche,  l'introduzione e la diffusione di specie esotiche invasive e le gravi violazioni della legislazione dell'Ue in materia di sostanze chimiche.

Ma anche i cosiddetti "reati qualificati", che portano alla distruzione o al danneggiamento significativo di un ecosistema e sono quindi paragonabili all'ecocidio: ad esempio gli incendi boschivi su vasta scala o l'inquinamento diffuso di aria, acqua e suolo.

La direttiva non include invece la pesca illegale, l'esportazione di rifiuti tossici nei Paesi in via di sviluppo, le frodi nel mercato del carbonio e le violazioni della legislazione sugli organismi geneticamente modificati.

Secondo Marie Toussaint, avvocata francese ed europarlamentare del gruppo Verde/Alleanza libera europea, l'Ue sta "adottando una delle legislazioni più ambiziose al mondo".

"La nuova direttiva apre una nuova pagina nella storia dell'Europa, definendo una tutela nei confronti di coloro che danneggiano gli ecosistemi e, attraverso di essi, la salute umana. Significa porre fine all'impunità ambientale in Europa, cosa cruciale e urgente", afferma l'europarlamentare.

Secondo Toussaint, le attuali legislazioni europee e nazionali non riescono a dissuadere i trasgressori dal commettere crimini ambientali perché i reati sono troppo limitati e le sanzioni molto basse. "I crimini ambientali stanno crescendo da due a tre volte più velocemente dell'economia globale e in pochi anni sono diventati il quarto settore criminale al mondo", afferma l'eurodeputata francese.

Nel suo rapporto sulla lotta ai crimini ambientali in Europa, l'Ufficio europeo per l'ambiente cita numerosi esempi ancora impuniti perché non inclusi nella vecchia direttiva. Tra questi, la pesca illegale del tonno rosso, l'inquinamento agroindustriale nelle aree protette, le pratiche di caccia illegali e le frodi nel mercato del carbonio.

Multe e sanzioni

Per gli individui, come amministratori delegati e membri dei consigli di amministrazione, le conseguenze per aver commesso un reato ambientale possono essere pene detentive fino a dieci anni se la loro azione causa la morte di una persona. 

Lo spiega a Euronews Antonius Manders, eurodeputato olandese del Partito popolare europeo. "Quando un determinato comportamento provoca la morte di una persona è in pratica un omicidio. E se l'autore lo ha fatto in modo, diciamo, intenzionale, riceverà dieci anni di carcere".

Nella maggior parte dei casi, comunque, la pena prevista per reati commessi con negligenza è di cinque anni, otto per quanto riguarda i "reati qualificati".

Alte anche le pene pecuniarie: le sanzioni arrivano fino al 5% del fatturato annuo globale di un'azienda responsabile di reati ambientali o alla cifra fissa di 40 milioni di euro, a discrezione degli Stati membri. I trasgressori dovranno inoltre risarcire il danno causato e ripristinare l’ambiente danneggiato,

Uno degli obiettivi della direttiva è quello di armonizzare la legislazione nell'Unione e migliorare l'effetto dissuasore, dato che alcuni dei reati inclusi sono puniti con pene irrisorie (o non sono puniti affatto) in alcuni dei Paesi membri.

Il passo avanti della direttiva

Secondo la precedente direttiva Ue sui reati ambientali, finché un'impresa rispettava le condizioni di un'autorizzazione, le sue azioni non sono considerate illegali.

"Ora gli operatori dovranno essere consapevoli che il semplice rispetto di un'autorizzazione non li libererà più dalla responsabilità penale. E questa è una rivoluzione", afferma Michael Faure, professore di diritto ambientale comparato e internazionale all'Università di Maastricht.

In passato, secondo Faure, si sono verificati casi di grave inquinamento ambientale, anche con danni concreti alla salute umana, ma senza che i responsabili venissero puniti, perché rispettavano le condizioni di un'autorizzazione.

Un esempio, raccontato da Antonius Manders in una precedente intervista a Euronews, riguarda un'industria chimica olandese che nel 1982 ottenne l'autorizzazione a sversare nelle acque i Pfas (sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate), prima che queste sostanze chimiche fossero identificate come dannose per la salute umana.

"Ma oggi sappiamo che le sostanze chimiche causano il cancro e persino la morte. Quindi, in un caso giudiziario come quello dell'azienda chimica Chemours, anche se un'azienda ha un'autorizzazione in mano, dovrà fermarsi, poiché è stato dimostrato che i Pfas danneggiano le persone", spiega Manders.

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Gli Stati membri avranno due anni di tempo per trasporre la direttiva aggiornata nelkle rispettive legislazioni nazionali.

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