Bruxelles si inventa un "Tinder" per attrarre talenti dai Paesi terzi

I commissari UE Ylva Johansson, Margaritis Schinas e Iliana Ivanova
I commissari UE Ylva Johansson, Margaritis Schinas e Iliana Ivanova Diritti d'autore Claudio Centonze/EU/Claudio Centonze
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Di Mared Gwyn JonesGianluca Martucci
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Il numero delle persone in età lavorativa nell'Ue si sta riducendo a causa del calo demografico. L'Unione non può risolvere da sola la carenza di manodopera

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La commissaria europea per gli Affari interni lo ha Ylva Johansson battezzato il "Tinder per cercare lavoro nell'Ue", riferendosi alla celebre app di incontri. La Commissione europea propone una piattaforma per mettere in contatto le persone che cercano lavoro con le aziende in base alle loro competenze e qualifiche.

La partecipazione al pool di talenti è volontaria per gli Stati membri, ma Bruxelles spera che i finanziamenti per la formazione professionale e la riqualificazione incentiveranno i governi ad aderire.

La piattaforma si baserà sull'attuale piattaforma Eures, che mette in contatto i lavoratori europei con offerte di lavoro in altri Paesi dell'Unione.

"Questo pool di talenti non sfida la competenza nazionale nel decidere le quote di immigrazione di manodopera, ma intende facilitare il reclutamento delle giuste competenze, nel modo più semplice e rapido possibile", ha spiegato Johansson. Molti Stati membri hanno chiesto a Bruxelles di aiutare a coordinare l'incontro tra competenze e carenze.

Con la riduzione della popolazione attiva, su cui influisce in particolare il calo demografico, molti settori fanno fatica a trovare manodopera qualificata. L'edilizia è tra i primi, ma il problema coinvolge anche sanità e informatica.

L'Unione ha bisogno di sette milioni di lavoratori in più nel mercato del lavoro entro la fine del secolo a causa del cambiamento demografico. L'esecutivo europeo ha già lanciato l'allarme sul probabile stravolgimento del mercato del lavoro che eserciterà un'immensa pressione sui bilanci pubblici, sulle pensioni e sul sistema sanitario.

La forza lavoro nazionale "non basta

"Il potenziale inutilizzato della forza lavoro interna dell'Ue, non va dimenticato, ma non è neanche sufficiente", ha dichiarato il vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas.

"Avremo davvero bisogno di più manodopera extra-Ue", ha aggiunto Johansson, spiegando che senza i 10 milioni di cittadini di Paesi terzi che lavorano nell'Unione, l'economia dei 27 Paesi si "fermerebbe". Rappresentano il 5% della sua forza lavoro.

Secondo Johansson il Talent Pool potrebbe contribuire a scoraggiare le partenze irregolari e i viaggi nel Mediterraneo.

"Stiamo facendo un passo avanti su questo fronte, ma per farlo in modo efficace, dobbiamo anche fornire percorsi legali", ha spiegato.

Ma la linea di alcuni governi europei, che spesso affrontano la questione con una posizione fortemente ideologica, è ben diversa.

Francia, Italia, Ungheria, Polonia e altri governi di colore politico diverso stanno sperimentando politiche pronataliste per aumentare i tassi di natalità e colmare le carenze di manodopera attraverso politiche di incremento demografico. Ma non mancano le contraddizioni.

Il vertice demografico di Budapest con il premier ungherese Orban, il presidente della Bulgaria, Radev, e al vicepresidente della Tanzania, Mpango
Il vertice demografico di Budapest con il premier ungherese Orban, il presidente della Bulgaria, Radev, e al vicepresidente della Tanzania, MpangoATTILA KISBENEDEK/AFP or licensors

Ma Schinas ha avvertito dal cadere nelle "soluzioni miracolose" proposte da demagoghi e populisti.

"Siamo ormai abituati alla tossicità che alcune forze politiche vogliono introdurre nel dibattito pubblico sulla migrazione: promettono che la soluzione magica è chiudere le frontiere, tornare al nazionalismo, rifiutare ogni tipo di negoziato con i vicini e con Bruxelles", ha detto.

"Noi non seguiamo questa strada [...] e continueremo a opporci a questo discorso populista", ha aggiunto.

Una corsa globale al talento

Schinas ha presentato il piano come uno "strumento di politica estera" tanto quanto uno strumento di politica sociale, in quanto mira a rafforzare il vantaggio competitivo industriale dell'Europa sulla scena globale, con una crescente domanda di competenze necessarie per la decarbonizzazione e la digitalizzazione di parti dell'economia.

"L'Europa è impegnata in una corsa globale al talento analoga a quella che portiamo avanti per le materie prime e per l'energia. I nostri avversari sono Stati Uniti, Canada, Nuova Zelanda e Australia", ha spiegato.

La piattaforma è progettata per affrontare le carenze nei settori a bassa, media e alta qualificazione, con particolare attenzione ai settori strategici "legati alla transizione verde e digitale".

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Il blocco ha anche invitato gli Stati membri a semplificare i processi di riconoscimento delle competenze e delle qualifiche straniere, affermando che la burocrazia scoraggia l'immigrazione di lavoratori qualificati e alimenta "la fuga di cervelli".

Ma l'Ue vuole imbarcarsi anche nella crociata del fascismo, che "macchia la reputazione dell'Unione nel mondo e rischia di impedire ai lavoratori qualificati dei Paesi terzi di presentare una di lavoro", secondo Johansson. "Dobbiamo lottare contro questo ostacolo", ha detto la commissaria svedese.

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