Respinta causa legale di migranti siriani contro Frontex

Una famiglia siriana fuggita dalle violenze nel proprio villaggio siede a terra in un campo sfollati nel villaggio siriano di Atmeh, vicino al confine turco con la Siria.
Una famiglia siriana fuggita dalle violenze nel proprio villaggio siede a terra in un campo sfollati nel villaggio siriano di Atmeh, vicino al confine turco con la Siria. Diritti d'autore Khalil Hamra/AP
Diritti d'autore Khalil Hamra/AP
Di Mared Gwyn JonesVincenzo Genovese
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Il Tribunale dell'Unione europea ha respinto una causa presentata contro Frontex da una famiglia siriana, che sosteneva di essere stata deportata ingiustamente in Turchia

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La famiglia in questione, composta da due genitori e quattro figli, chiedeva un risarcimento per essere stata deportata in Turchia dalla Grecia nel 2016. Era fuggita dalla guerra civile sirana, ma dopo aver raggiunto la Grecia e presentato domanda di asilo, è stata deportata in Turchia in quella che è stata descritta come un'operazione congiunta condotta dal personale di Frontex e dalle autorità elleniche.

Il caso era stato presentato nel 2021, cinque anni dopo la deportazione in Turchia dall'isola greca di Kos.

La famiglia, originaria della città curda di Kobane in Siria, ha chiesto un risarcimento di 136mila euro per i costi materiali sostenuti e per il peso emotivo delle presunte violazioni dei diritti umani subite da parte di Frontex.

Durante il volo verso la Turchia, i figli, all'epoca di età compresa tra uno e sette anni, sarebbero stati separati dai genitor: un trattamento in violazione dei diritti dei minori, secondo il team legale della famiglia.

Dopo il loro arrivo nella città turca di Adana, la famiglia è stata imprigionata e, una volta rilasciata, non ha avuto accesso ai servizi di base, come l'alloggio, l'acqua e i servizi igienici. Da allora, i componenti del nucleo famigliare si sono trasferiti in Iraq.

"Frontex non può essere ritenuta responsabile di eventuali danni connessi al respingimento verso la Turchia"
Tribunale dell'Unione europea

Frontex non risponde dei respingimenti

Secondo il Tribunale, uno dei due organi che compongono la Corte di Giustizia dell'Unione europea, "Frontex non è competente a valutare la fondatezza delle decisioni di rimpatrio né le domande di protezione internazionale", e dunque "non può essere ritenuta responsabile di eventuali danni" connessi al rimpatrio verso la Turchia

"Sono solo gli Stati membri ad essere competenti a valutare il merito delle decisioni di rimpatrio e ad esaminare le domande di protezione internazionale", si legge nel comunicato della sentenza.

Il team legale che rappresenta la famiglia siriana ritiene "insoddisfacente" la sentenza in un commento a Euronews: "Sono delusi dal fatto che Frontex non sia stata ritenuta responsabile del respingimento illegale di cui sono vittime e del modo in cui sono stati deportati", ha dichiarato un avvocato per i diritti umani dello studio olandese Prakken d'Oliveira.

In risposta alla decisione del Tribunale, Frontex ha dichiarato: "Le preziose conoscenze acquisite da questo caso ci permettono di migliorare continuamente le nostre procedure di rimpatrio, assicurando che tutte le persone coinvolte siano trattate con il massimo rispetto".

L'agenzia ha anche detto che richiede agli Stati membri, in questo caso la Grecia, di confermare che siano state emesse decisioni di rimpatrio individuali esecutive e che alle persone coinvolte è stata data l'opportunità di richiedere protezione internazionale.

Vuoto legale

Gli avvocati della famiglia, però, ritengono che la sentenza sollevi questioni fondamentali sul mandato e sulla responsabilità di Frontex.

Il regolamento della Guardia costiera e di frontiera europea stabilisce che Frontex è tenuta a istituire "un meccanismo efficace per monitorare il rispetto dei diritti fondamentali in tutte le sue attività", ma secondo i legali "la sentenza non chiarisce cosa questo significhi in pratica". Rimane poco chiaro, a loro giudizio, in che modo Frontex sia tenuta a svolgere il suo compito di monitoraggio.

"È compito delle istituzioni politiche, in particolare della Commissione europea, chiarire il mandato di Frontex. Bisogna chiarire come Frontex debba monitorare il rispetto dei diritti umani", sostengono gli avvocati di Prakken d'Oliveira, confermando che prenderanno in considerazione ulteriori azioni legali.

Preoccupazione in merito anche da parte degli esperti legali del settore. Steve Peers della Royal Holloway University di Londra ha sostiene su X che la decisione contraddice le disposizioni sui diritti umani contenute nel regolamento di Frontex.

"È irrilevante il fatto che Frontex non decida formalmente sui rimpatri o sulle richieste di asilo: il problema è se ha violato i suoi obblighi di non assistere a una violazione dei diritti umani".

Frontex sotto accusa

L'azione legale intrapresa contro Frontex si somma ai presunti respingimenti di persone migranti, illegali secondo il diritto dell'Unione: un'accusa che è stata ripetutamente rivolta all'agenzia e che è costata il posto all'ex direttore Fabrice Leggeri.

Frontex è inoltre sotto indagine da parte del Mediatore europeo per il suo ruolo nel naufragio dell'imbarcazione Adriana a luglio, in cui hanno perso la vita centinaia di persone migranti.

Il responsabile per i diritti fondamentali dell'agenzia ha lasciato intendere che Frontex potrebbe sospendere tutte le attività in Grecia, a causa di una disputa sul ruolo della Guardia costiera greca nell'incidente. Secondo l'agenzia, attualmente sono 518 gli agenti  di Frontex operativi sulla terraferma e sulle isole greche, con 11 imbarcazioni e 30 veicoli di pattugliamento.

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