La Commissione europea vorrebbe quasi 66 miliardi in più di contributi a fondo perduto fino al 2027, gli Stati sembrano riluttanti a concederli
L'aumento del bilancio dell'Unione europea è al centro delle discussioni fra i suoi Stati membri, dopo che la Commissione ha proposto un ritocco da quasi 99 miliardi di euro per il budget previsto fino al 2027.
Fondi per l'Ucraina
Nuove risorse sono necessarie innazitutto per sostenere l'Ucraina: 17 miliardi sarebbero garantiti a fondo perduto al governo di Kiev, altri 33 in prestito.
Una sorta di Piano Marshall da 50 miliardi complessivi, su cui il Parlamento comunitario e i governi nazionali sembrano essere d'accordo.
"Sosterremo un piano per la ricostruzione dell'Ucraina e l'avvicinamento all'Ue. Promuoveremo anche gli investimenti privati e garantiremo la continuità dei programmi di riforma", spiega a Euronews Michael Gahler, eurodeputato del Partito popolare europeo.
Le altre voci di spesa
Oltre ai soldi destinati all'Ucraina, la Commissione chiede agli Stati maggiori finanziamenti per affrontare altri cinque capitoli di spesa: gestione dell'immigrazione, sviluppo di tecnologie strategiche, pagamento degli interessi sul debito contratto durante la pandemia da Covid19, strumenti per spese impreviste e stipendi dei funzionari comunitari, accresciuti a causa dell'inflazione.
La commissione Bilancio dell'Eurocamera auspica poi dieci miliardi aggiuntivi e vorrebbe sommare ai contributi degli Stati nuove fonti di ingresso per l'Unione europea, come le tasse sulle multinazionali e sulle transazioni finanziarie. Necessarie, per non dover tagliare i costi della macchina comunitaria, secondo Margarida Marques, eurodeputata portoghese dei Socialisti e democratici.
"Dobbiamo proteggere le politiche di coesione e quelle agricole, che fanno parte dei Trattati dell'Unione europea fin dalla sua costituzione. Sono risorse fondamentali che non possono mai essere ridotte".
La resistenza degli Stati
Ma le ambizioni di Commissione e Parlamento incontreranno la resistenza del Consiglio, con diversi Stati membri riluttanti sia ad erogare denaro fresco, che a contrarre nuovo debito comune.
Per Heather Grabbe, analista del think tank Bruegel, allargare il proprio bilancio è una necessità per l'Unione.
"Questi cicli di bilancio di 7 anni, con negoziati molto lunghi e complessi, non funzionano in un mondo di sfide immediate che necessitano risposte molto più rapide. Al momento il bilancio dell'Ue è piuttosto ristretto, rappresenta al massimo l'1% del suo Pil. È molto probabile che siano previste maggiori esigenze fiscali".
Il momento storico, tuttavia, non sembra troppo propizio: con l'inflazione non ancora domata, il dibattito sull'aumento del bilancio comunitario non si annuncia affatto semplice.