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La stagione degli incendi è iniziata. In cosa sbaglia l'Europa?

Emergenza incendi boschivi in Europa
Emergenza incendi boschivi in Europa Diritti d'autore AP Photo/Alberto Saiz
Diritti d'autore AP Photo/Alberto Saiz
Di Alice Tidey
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Secondo un esperto, l'Ue si sta concentrando troppo sullo spegnimento dei roghi, senza affrontarne adeguatamente le cause all'origine

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Da quando l'estate è ufficialmente iniziata, nei Paesi dell'Unione europea sono stati consegnati nuovi Canadair e altri veicoli antincendio. Sono centinaia i vigili del fuoco schierati per affrontare le emergenze.

La stagione dei roghi non è imminente, ma è già in corso: secondo le statistiche, il 2023 potrebbe essere devastante.

A detta di alcuni, il modo in cui l'Ue affronta gli incendi è miope, con troppa enfasi sui servizi di emergenza e non abbastanza sulla prevenzione.

Si teme anche che i politici siano lenti nell'affrontare l'inquinamento atmosferico causato dagli incendi, probabilmente molto più letale dei roghi stessi.

Spagna e Francia già in ginocchio

Secondo il Sistema europeo di informazione sugli incendi boschivi (Effis), al 18 giugno sono già stati ridotti in cenere più di 119.000 ettari in tutta l'Unione, ben al di sopra della media di 80.000 ettari registrata nello stesso periodo, nel 2003-2022.

Sono bastati 31 giorni affinché le curve che rappresentano il numero cumulativo settimanale di incendi e le aree bruciate di quest'anno si discostassero significativamente da quelle che tracciano le medie degli ultimi due decenni.

La superficie bruciata in Francia ha già superato i 21.000 ettari, circa 3,5 volte la media degli ultimi due decenni.

Anche una serie di Paesi dell'Europa centrale e orientale ha registrato un'impennata negli incendi, confermando la tendenza osservata negli ultimi anni che vede gli incendi selvaggi spingersi gradualmente anche verso Nord.

Soppressione degli incendi e prevenzione

Lo scorso anno sono stati devastati più di 830.000 ettari, con danni stimati intorno ai 2,5 miliardi di euro: il 2022 è stato il secondo anno peggiore dopo il 2006.

In risposta, l'Ue ha potenziato il suo arsenale per combattere gli incendi selvaggi raddoppiando quest'anno la sua flotta antincendio, che conta 28 aerei dislocati in 10 Paesi. E per il secondo anno consecutivo, centinaia di vigili del fuoco sono stati preposizionati in Grecia, Francia e Portogallo.

Tuttavia, secondo Johann Georg Goldammer, direttore del Centro globale di monitoraggio degli incendi (Gfmc) con sede in Germania, l'Europa fa poco per affrontare le cause all'origine del problema, concentrandosi solo sull'emergenza.

"Quasi tutti i governi stanno ripetendo le stesse cose fatte in precedenza in Europa meridionale - concentrandosi sulla soppressione degli incendi, chiedendo veicoli moderni, aerei (...) Ma non vedo alcun investimento per affrontare le cause di fondo degli incendi, come la silvicultura e la gestione del territorio", ha dichiarato.

Cambiamenti climatici e demografici

I cambiamenti climatici contribuiscono alla moltiplicazione e all'intensità degli incendi. Secondo l'Osservatorio europeo sulla siccità, oltre un quarto del territorio dell'Ue è in condizioni di allerta per la siccità e un altro 10% è in stato di allerta a causa di gravi deficit di precipitazioni e di umidità del suolo.

E poi c'è l'aumento del mercurio. Dagli anni '80 l'Europa si è riscaldata due volte di più rispetto alla media globale e l'anno scorso era circa 2,3°C al di sopra della media preindustriale (1850-1900).

Da allora, il mondo ha registrato il maggio e l'inizio di giugno più caldi in assoluto, con la temperatura media globale che ha superato il limite di 1,5⁰C nella prima settimana di questo mese.

Tutto ciò significa che in ampie zone del continente la terra è molto più secca del normale, facilitando la diffusione degli incendi.

Ma anche i cambiamenti demografici hanno la loro parte di responsabilità. La desertificazione delle aree rurali a favore dei centri urbani significa che la terra non viene più gestita nello stesso modo.

La biomassa che tradizionalmente veniva utilizzata per l'agricoltura, il riscaldamento o altre attività umane locali, "è ora disponibile per gli incendi", ha dichiarato Goldammer a Euronews.

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Le misure a breve termine, come la combustione preventiva per ridurre la biomassa infiammabile su alcuni corridoi, possono essere d'aiuto, ma non risolvono.

Leah Hogsten/The Salt Lake Tribune via AP
Vigili del fuoco volontari in azione al Fish Lake National Forest, Stati Uniti, 6 novembre 2021Leah Hogsten/The Salt Lake Tribune via AP

Dove c'è fuoco, c'è fumo

Il fumo, a quanto pare, potrebbe rivelarsi ancora più pericoloso del fuoco stesso.

"Quando la vegetazione brucia, viene emessa una vasta gamma di gas molto tossici e pericolosi, oltre al particolato (Pm), con un impatto diretto sulla qualità dell'aria locale", ha dichiarato a Euronews Mark Parrington, scienziato senior presso il Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio raggio (Ecmwf).

Secondo l'Osservatorio europeo sulla salute, l'inquinamento atmosferico da Pm2,5 causato dagli incendi di vegetazione in Europa è responsabile di 1.400 morti premature nel 2005 e di altre 1.000 nel 2008. Nel frattempo, tra il 1945 e il 2016, 865 persone sono morte a causa di incendi selvaggi in Grecia, Portogallo, Spagna e in Sardegna.

"Gli effetti sulla salute legati a queste massicce esposizioni all'inquinamento atmosferico includono un aumento del rischio di sintomi respiratori e cardiometabolici", ha dichiarato a Euronews Zorana J. Andersen, presidente del Comitato ambiente e salute della European Respiratory Society.

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L'inquinamento atmosferico è massimo in prossimità dell'incendio.

Ma nel caso di mega-incendi, quando ci sono le condizioni meteorologiche giuste - o meglio, sbagliate - può propagarsi molto di più. 

Per esempio, il fumo degli incendi in Canada delle ultime settimane è arrivato abbastanza in alto da attraversare l'Atlantico, ha detto Parrington. Altre volte, le condizioni meteorologiche hanno mantenuto il fumo vicino al suolo, dove è stato trasportato dal vento fino ai grandi centri abitati.

Le ondate di calore riducono ulteriormente la qualità dell'aria e aggravano l'inquinamento, "ricordandoci che l'inquinamento atmosferico e le soluzioni al cambiamento climatico vanno di pari passo", ha aggiunto l'esperto dell'Ers.

I politici europei, ha detto, dovrebbero approvare con urgenza una legislazione per ridurre le emissioni di gas serra che causano il cambiamento climatico e "hanno l'opportunità storica di approvare la più ambiziosa legislazione sull'inquinamento atmosferico a livello globale" attraverso la revisione in corso della Direttiva sulla qualità dell'aria ambiente.

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"Questo porterebbe a una significativa riduzione dell'inquinamento atmosferico, con conseguenti importanti miglioramenti diretti per la salute, e allo stesso tempo garantirebbe la mitigazione del cambiamento climatico, con un impatto positivo indiretto sulla salute", ha dichiarato Andersen.

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