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Ungheria, lite istituzionale tra Parlamento e Commissione Ue

Ungheria, lite istituzionale tra Parlamento e Commissione Ue
Diritti d'autore Patrcjk Hertzog/AP
Diritti d'autore Patrcjk Hertzog/AP
Di Aida Sanchez Alonso
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L'esecutivo europeo si rifiuta di applicare il meccanismo di condizionalità come richiesto dall'Eurocamera e bloccare i soldi del Recovery Fund a Budapest

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Passare dalle parole ai fatti. Era questo l'intento della lettera inviata dall'Eurocamera alla Commissione europea per chiedere di imporre all'Ungheria il rispetto dello Stato di diritto e i valori fondanti dell'Unione, pena la sospensione dei soldi del Recovery Fund. 

Si tratta del meglio noto meccanismo di condizionalità, entrato in vigore lo scorso gennaio, basato sul principio "niente fondi senza diritti". Ma ora, giunti all'ultimatum imposto dal Parlamento europeo, la Commissione non se la sente di mettere più pressione sull'Ungheria, che guadagna tempo. 

Secondo Balazs Ujvari, uno dei portavoce della Commissione europea, "Non si intende procedere contro l'Ungheria senza portare avanti tutte le strategie di negoziazione possibili davanti. La clausola di condizionalità va presa in considerazione solo come ultima ipotesi. Ovviamente se nei prossimi mesi non abbiamo nessun riscontro positivo - promette - non esiteremo ad applicare la clausola di condizionalità."

A giugno, il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, aveva dato due mesi di tempo alla presidente della Commissione europea per far scattare le sanzioni contro il governo ultraconservatore di Victor Orbàn, accusato di non rispettare i diritti civili e l'indipendenza della magistratura. La mancata azione da parte dell'esecutivo europeo, guidato da Ursula von der Leyen, potrebbe ora far scoppiare una causa legale tra le due istituzioni europee, come ammonito a suo tempo dal Parlamento europeo. Fonti interne dell'Eurocamera hanno infatti confermato ad euronews di "non escludere la possibilità di avviare una causa legale contro la Commissione". Ma per ora, il Parlamento aspetterà il parere dei suoi avvocati prima di decidere cosa fare: spingere di più per fermare la deriva illiberale l'Ungheria o aspettare la prossima mossa da parte della Commissione?

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