Dopo lunghe trattative, i Paesi membri dell'Ue e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo sul ripristino degli ecosistemi naturali nell'Unione, giudicato però insufficiente dalle associazioni ambientaliste
La nuova legislazione richiederà agli Stati membri di attuare misure per ristabilire gli ecosistemi naturali su almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’Unione entro il 2030, stabilendo obiettivi specifici e vincolanti per ognuno degli ecosistemi inclusi nella legge, dai terreni agricoli alle foreste, dai laghi alle aree urbane.
Una legge per gli ecosistemi naturali
I Paesi dell'Ue sono chiamati anche a ristabilire almeno il 60% degli habitat in condizioni degradate entro il 2040 e almeno il 90% entro il 2050. Ognuno di loro dovrà presentare piano specifici alla Commissione europea, il primo dei quali dettaglierà la strategia da adottare fino a giugno 2032.
Entro la fine del decennio dovranno essere piantati tre miliardi di alberi e liberati da vincoli 25mila chilometri di fiumi. La norma inciderà anche sui terreni agricoli, ad esempio attraverso il ripristino delle torbiere, cioè gli acquitrini spesso prosciugati in passato per fare posto alle coltivazioni.
Nel 2033, invece, è previsto un "freno d'emergenza", cioè una valutazione da parte dell'esecutivo comunitario dell'impatto sul settore agricolo, forestale e ittico, così come delle conseguenze socio-economiche.
Il testo contiene anche la possibilità di sospendere fino a un anno i dettami di ripristino della natura, in caso di "eventi eccezionali e imprevedibili" che abbiano severe conseguenze sulla sicurezza alimentare dell'Ue.
"Accordo storico"
Diverse ore di trattative sono state necessarie per raggiungere un accordo di compromesso, celebrato dal presidentedella commissione Ambiente del Parlamento europeo, il francese Pascal Canfin: "Possiamo essere orgogliosi di questo risultato storico, che definisce regole ambiziose e praticabili per tutti".
Anche ministra spagnola della Transizione ecologica, Teresa Ribera, si è detta "orgogliosa" della legge, "la prima nel suo genere, che ci aiuterà a ricostruire livelli sani di biodiversità e a preservare la natura per le generazioni future, combattendo al tempo stesso i cambiamenti climatici".
Le critiche delle Ong ambientaliste
Di diverso avviso alcune organizzazioni non governative, secondo le quali si tratta di un compromesso al ribasso. Tatiana Nuno, dell'associazione ambientalista Seas at Risk ha spiegato che il risultato finale "è ben lontano da ciò che sarebbe stato necessario per fronteggiare la crisi della biodiversità".
"Una questione molto preoccupante è l'aggunta del 'freno di emergenza', che consentirebbe alla Commissione di sospendere per un anno l'attuazione nel caso di crisi legate alla sicurezza alimentare", spiega invece Ariel Brunner, direttore di BirdLife Europe.
"Ciò non ha assolutamente senso, perché la minaccia alla sicurezza alimentare deriva dal clima e dal collasso dell'ecosistema. Più ci preoccupa la sicurezza alimentare, più urgente diventa il ripristino della natura".
La Commissione europea aveva proposto il testo nel 2022, ma l'iter della legge è stato particolarmente complicato, soprattutto a causa dell'opposizione del Partito popolare europeo, il più numeroso dell'Eurocamera, che a lungo l'ha contestata.
Ora mancano solo i passi finali prima dell'adozione: il testo di compromesso deve essere votato sia dal Consiglio che dal Parlamento europeo.