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Diecimila sceneggiatori di Hollywood in sciopero: "Salari più alti e royalties sulle serie tv"

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Image Diritti d'autore Reed Saxon/2007 AP
Diritti d'autore Reed Saxon/2007 AP
Di Michela Morsa
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Il consiglio del potente sindacato Writers Guild of America (Wga) ha votato all'unanimità per lo sciopero dopo il fallimento di sei settimane di trattative con gli Studios per il rinnovo del contratto di lavoro

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Da martedì migliaia di sceneggiatori di Hollywood sono in sciopero. Dopo il fallimento delle trattative per trovare un accordo su un nuovo contratto che sostituisca quello ormai scaduto alla mezzanotte del 1° maggio, il consiglio del potente sindacato Writers Guild of America (Wga) "ha votato all'unanimità a favore di un ricorso allo sciopero, agendo sotto l'autorità conferita dai suoi membri". 

Il 98% dei votanti (e il 78% del totale degli iscritti al sindacato) aveva autorizzato i propri rappresentanti ad arrivare allo strappo, in caso gli Studios avessero continuato a fare muro davanti alle richieste dei lavoratori. 

I punti della discordia restano l'aumento dei salari, i diritti d'autore e il lavoro di scrittura che precede l'effettiva produzione, spesso non retribuito. Secondo i sindacalisti, il lavoro degli sceneggiatori è arrivato a un nodo "esistenziale": i compensi sono fermi da un decennio, nonostante l'esplosione delle serie tv nell'era dello streaming, che anzi avrebbe penalizzato finanziariamente la categoria, con l'abitudine a produrre stagioni più brevi assicurando pagamenti residui più bassi. 

Da un'indagine tra gli iscritti alla Wga, risulta che la metà di loro percepisce la paga minima (mentre dieci anni fa lo affermava solo il 33%) e che lo stipendio settimanale medio è sceso del 23%, considerando l'inflazione.

Secondo i media locali, il blocco dei 10mila sceneggiatori iscritti al sindacato avrà una ricaduta su più di 800mila lavoratori dello spettacolo, bloccando set, produzioni e programmi come il Jimmy Kimmel Live o il The Tonight Show starring Jimmy Fallon. Potrebbero passare mesi prima che lo sciopero abbia effetti visibili agli spettatori su serie tv e film, ma al tempo dell'ultimo sciopero, nel 2007, i 100 giorni di blocco costarono circa 2,1 miliardi di dollari.

Le richieste degli sceneggiatori

"È in gioco la sopravvivenza della nostra carriera", hanno avvertito i negoziatori che per sei settimane hanno contrattato con Netflix, Amazon, Apple, Disney, Discovery-Warner, NBC Universal, Paramount e Sony sotto l'egida dell'Alliance of motion picture and television producers (Amptp).

Nel corso della trattativa - si legge nella nota firmata dal comitato di contrattazione -, abbiamo spiegato come le pratiche commerciali di queste società abbiano ridotto drasticamente i nostri compensi e i nostri diritti d'autore e, quindi, minato le nostre condizioni di lavoro. Abbiamo chiarito che siamo determinati a raggiungere un nuovo contratto con una retribuzione equa che rifletta il valore del nostro contributo al successo dell'industria e includa protezioni per garantire che la scrittura continui a essere una professione sostenibile”. 

Una questione spinosa è il ricorso sempre più frequente alle mini-room, paragonate da un negoziatore a "campi di lavoro". Gli Studios non assumono più sceneggiatori per scrivere uno show di cui è stato approvato il pilota. Ormai, convocano piccoli gruppi di persone per scrivere in tempi brevi 8-10 episodi ancor prima di decidere se produrre la serie, sottopagandoli o non pagandoli proprio, se poi il progetto non va in porto. 

"Quando stavamo scrivendo Everything sucks - si sfoga su Twitter lo sceneggiatore Michael Mohan - io e Ben rubavamo cibo dalla mensa di Netflix perché per molti mesi abbiamo lavorato gratis". "Serie con milioni di dollari di budget non dovrebbero avere scrittori nelle mini-room che non ce la fanno a pagarsi l'assicurazione medica", twitta Josephine Green Zhang con l'hashtag #WGAstrong. 

Un altro nodo da sciogliere è quello dei diritti d'autore per i lavori destinati allo streaming. Se anni fa era facile calcolarli sui biglietti venduti e sui passaggi televisivi, la situazione ora è molto più complicata. Quando il Ceo di Netflix Ted Sarandos ha festeggiato il successo di Bridgerton - guardato da 82 milioni di account nel 2020 - la sceneggiatrice Leila Cohan ha twittato: "Questa è una bella notizia! Sai cosa sarebbe bello anche? Ricevere i diritti d'autore proporzionati a questo grande successo!". 

"Non avrei un programma, se non fosse per i miei autori. Sono con loro fino in fondo", ha dichiarato lunedì sera Jimmy Kimmel sul tappeto del Met Gala. Molti volti noti del piccolo e grande schermo esprimono solidarietà agli scrittori. L'hanno fatto anche i sindacati di attori e registi: il loro contratto scade tra un mese.

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