Polonia: arrestati due sospettati per l'attacco a Leonid Volkov, capo dello staff di Navalny

Il collaboratore e capo dello staff di Navalny, Leonid Volkov
Il collaboratore e capo dello staff di Navalny, Leonid Volkov Diritti d'autore Jean-Francois Badias/Copyright 2021 The AP. All rights reserved
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Di Ilaria Cicinelli
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Due arresti in Polonia per l'attacco, avvenuto in Lituania a marzo, al capo dello staff di Alexei Navalny, Leonid Volkov. Mercoledì in un video Volkov ha accusato "gli scagnozzi di Putin" di essere dietro all'aggressione a martellate che lo ha costretto in ospedale

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Due persone sono state arrestate in Polonia perché sospettate dell'aggressione a Leonid Volkov, stretto collaboratore del defunto leader dell'opposizione russa Alexei Navalny. Lo ha annunciato il presidente della Lituania, Gitanas Nauseda.

Il capo dello staff di Navalny ha dichiarato in un post su X di non conoscere i dettagli dell'arresto, ma di aver visto "con quanta energia e perseveranza la polizia lituana ha lavorato nell'ultimo mese su questo caso".

Volkov, ha accusato mercoledì gli "scagnozzi" del presidente russo Vladimir Putin di essere dietro al brutale attacco a Vilnius, in Lituania, che lo ha fatto finire in ospedale.

La polizia ha dichiarato che un aggressore ha attaccato Volkov mentre arrivava in auto alla sua casa di Vilnius, dove vive in esilio. L'aggressore ha rotto uno dei finestrini dell'auto, gli ha spruzzato gas lacrimogeno negli occhi e lo ha colpito con un martello, ha dichiarato la polizia.

Volkov: "Il rischio principale per il team di Navalny è venire uccisi"

Volkov, 43 anni, ha riportato la frattura di un braccio "e per il momento non può camminare a causa delle gravi contusioni causate dai colpi di martello", secondo quanto riporta la Fondazione anticorruzione di Navalny.

"Lavoreremo, non ci arrenderemo", ha detto Volkov in un breve video postato su Telegram mercoledì, parlando con il braccio fasciato. "È stato un caratteristico saluto da bandito da parte degli scagnozzi di Putin". Un riferimento sia agli attacchi che spesso colpiscono chi si oppone pubblicamente a Putin sia al suo periodo come vicesindaco di San Pietroburgo negli anni '90, quando era considerata una delle città più criminali della Russia.

L'emittente indipendente russa Meduza ha dichiarato di aver intervistato Volkov alcune ore prima dell'attacco e gli ha chiesto quali fossero i rischi per il team di Navalny. "Il rischio principale è che tutti noi veniamo uccisi", ha detto Volkov.

La paura come strumento politico per colpire i dissidenti russi

In occasione dell'aggressione il presidente Nauseda ha detto ai giornalisti "posso solo dire una cosa a Putin: qui nessuno ha paura di te".

Ma l'attacco ha messo a nudo il senso di insicurezza avvertito non solo dai dissidenti russi all'estero, ma anche dai molti che sono fuggiti dalla Bielorussia cercando rifugio in Lituania, Polonia e nei Paesi Baltici.

"Purtroppo i bielorussi non possono sentirsi al sicuro nemmeno all'estero", ha dichiarato la leader dell'opposizione bielorussa Sviatlana Tsikhanouskaya, anche lei costretta a vivere in esilio in Lituania. "Penso che lo scopo di questi attacchi sia quello di paralizzare le persone, di paralizzare i movimenti democratici".

Pavel Latushka, ex ministro della Cultura bielorusso che ora è in esilio a Varsavia e riceve continue minacce, ha dichiarato che "è evidente che tutti i confini sono stati violati e che i crimini possono essere commessi all'interno dei territori dei Paesi membri dell'Unione Europea".

L'attacco a Volkov sulla scia della morte di Navalny

Volkov era responsabile degli uffici regionali e delle campagne elettorali di Navalny. Navalny si è candidato a sindaco di Mosca nel 2013 e ha cercato di sfidare Putin alle elezioni presidenziali del 2018. Volkov ha lasciato la Russia diversi anni fa dopo aver subito pressioni da parte delle autorità.

L'anno scorso, Volkov e il suo team hanno lanciato un progetto chiamato "Navalny's Campaigning Machine", con l'obiettivo di contattare il maggior numero possibile di russi, per telefono e online, cercando di metterli contro Putin in vista delle elezioni presidenziali del 15-17 marzo 2024. 

L'attacco è avvenuto quasi un mese dopo la morte inspiegabile di Navalny in una remota colonia penale artica. Navalny era in carcere dal gennaio 2021 e stava scontando una pena detentiva di 19 anni con l'accusa di estremismo, dai più considerata come politicamente motivata.

Molti tra personaggi dell'opposizione e leader internazionali hanno attribuito la responsabilità della sua morte al Cremlino ma i funzionari di Mosca hanno respinto quest'ipotesi con veemenza.

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