Haiti ancora nel caos: pressioni per creare una coalizione che guidi verso nuove elezioni

Il capo della gang "G9 e Famiglia" Jimmy Chérizier, detto Barbecue, Port-au-Prince, 5 marzo 2024
Il capo della gang "G9 e Famiglia" Jimmy Chérizier, detto Barbecue, Port-au-Prince, 5 marzo 2024 Diritti d'autore Odelyn Joseph/AP
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Di Michela Morsa
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Il Paese è paralizzato dalla violenza delle bande armate che nel fine settimana hanno fatto evadere quasi cinquemila detenuti e protestano contro il primo ministro in carica Ariel Henry, rifiugiatosi per il momento a Porto Rico

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La situazione ad Haiti è ancora critica: dopo giorni di scontri e violenze, innescate dalla liberazione da parte delle bande armate del Paese di circa cinquemila detenuti, l'isola è in gran parte paralizzata, con scuole e imprese chiuse, corpi che giacciono in strade deserte. L'aeroporto internazionale, che lunedì le gang hanno tentato di occupare, è ancora chiuso.

Da domenica vige lo stato di emergenza e mercoledì i politici hanno iniziato a confrontarsi alla ricerca di alleanze per formare una coalizione che possa trainare il Paese fuori dalla violenza della criminalità organizzata, il cui principale obiettivo è impedire il rientro del contestato primo ministro ad interim Ariel Henry

Una nuova alleanza politica coinvolge l'ex leader ribelle Guy Philippe e l'ex candidato presidenziale e senatore Moïse Jean Charles, che mercoledì hanno dichiarato a Radio Caraïbes di aver firmato un accordo per formare un consiglio di tre persone alla guida di Haiti. Philippe, figura chiave nella ribellione del 2004 che spodestò l’ex presidente Jean-Bertrand Aristide, è ritornato ad Haiti a novembre chiedendo subito le dimissioni di Henry.

Il presidente Henry è sotto pressione nazionale e internazionale

Le bande armate, che controllano l'80 per cento della capitale Port-au-Prince, giovedì scorso hanno iniziato a protestare contro la visita in Kenya del leader haitiano, andato a negoziare proprio l'invio di un contingente di peacekeepers sostenuti dalle Nazioni Unite nel Paese, ormai da tempo succube della violenza delle gang.

Henry è atterrato martedì a Porto Rico dopo che non gli era stato permesso di atterrare nella Repubblica Dominicana, che ha deciso di chiudere lo spazio aereo intorno ad Haiti. 

Nominato primo ministro con il sostegno della comunità internazionale poco dopo l'assassinio del presidente Jovenel Moïse nel luglio 2021, ora si trova ad affrontare crescenti pressioni nazionali e internazionali per dimettersi e permettere così una transizione verso un nuovo governo, sostenuto con tutta probabilità dagli Stati Uniti. 

Mercoledì è stato chiesto all'ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite Linda Thomas-Greenfield se Washington  avesse chiesto a Henry di dimettersi. Gli Stati Uniti hanno invitato Henry ad “andare avanti in un processo politico che porterà all'’istituzione di un consiglio presidenziale di transizione che porterà alle elezioni”, ha spiegato Thomas-Greenfield.

I leader della Caribbean community cercano una soluzione politica

Su Haiti occhi puntati anche da parte dei vicini Paesi caraibici e delle Nazioni Unite. Un funzionario caraibico ha detto ad Associated Press che i leader della Caribbean community (Caricom) hanno parlato con Henry alla fine di martedì e hanno presentato diverse soluzione politiche per porre fine alla crisi haitiana, tra cui le dimissioni del primo ministro, che ha rifiutato. 

"Nonostante molti, molti incontri, non siamo stati in grado di raggiungere alcuna forma di consenso tra il governo, il settore privato, la società civile, le organizzazioni religiose", ha detto il presidente della Guyana Irfaan Ali. Le sfide sono "aggravate dall'assenza di istituzioni chiave" come la presidenza e il parlamento, così come la violenza e la mancanza di aiuti umanitari, ha aggiunto. 

L'Onu esorta la comunità internazionale ad agire

Il portavoce delle Nazioni Unite Stephane Dujarric ha detto che l'Onu sta esortando il governo e tutti i partiti a mettere da parte le loro differenze e concordare "un percorso comune verso il ripristino delle istituzioni democratiche". Dujarric ha sottolineato che l'organizzazione internazionale ha continuato a trattare Henry come primo ministro senza aver in alcun modo incoraggiato le sue dimissioni

Il portavoce Onu ha descritto la situazione a Port-au-Prince come "estremamente fragile". "Le infrastrutture sanitarie sono sull'orlo del collasso", ha detto, sottolineando che gli ospedali sono sovraffollati di civili feriti e la carenza di sangue. 

Anche l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk ha esortato la comunità internazionale ad agire rapidamente per evitare che il paese caraibico cada nel caos.

"Chiedo ancora una volta il dispiegamento urgente e senza ulteriori ritardi della Missione internazionale di sostegno alla sicurezza ad Haiti per sostenere la polizia nazionale e portare sicurezza al popolo haitiano", ha affermato in una nota. Türk ha detto che dall'inizio dell'anno ad Haiti sono state uccise quasi 1.200 persone "a causa di questa violenza provocata dall'uomo".

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