Le bande armate attaccano l'aeroporto di Haiti, quasi cinquemila detenuti liberi stanno seminando il panico per le strade di Port-au-Prince. L'obiettivo è catturare il capo della polizia e impedire il ritorno del premier Ariel Henry, in Kenya per negoziare l'invio di un contingente di peacekeepers
È caos per le strade di Port-au-Prince, la capitale di Haiti, dove le bande armate hanno cercato di prendere il controllo del principale aeroporto internazionale del Paese lunedì. L'aeroporto Toussaint Louverture era chiuso al momento dell'attacco, senza aerei in funzione e senza passeggeri sul posto.
Quasi cinquemila detenuti a piede libero, le bande seminano il panico tra i cittadini
L'evasione di massa dei giorni scorsi di quasi cinquemila detenuti dal Penitenziario Nazionale e dal carcere Croix des Bouquets ha portato a un'esplosione di violenza, sfociata nel conflitto a colpi di arma da fuoco con la polizia e i soldati. Da giovedì sono state uccise almeno nove persone, di cui quattro agenti di polizia.
I giornalisti dell'Associated Press hanno visto un furgone blindato delle forze dell'ordine sulla pista dell'aeroporto sparare alle bande per cercare di impedire loro di entrare nell'area aeroportuale, mentre decine di impiegati e altri lavoratori fuggivano dai proiettili.
L'attacco si è verificato poche ore dopo che le autorità di Haiti avevano deciso di istituire il coprifuoco notturno. Lo stato di emergenza di 72 ore è iniziato domenica sera. Il governo ha dichiarato che cercherà di rintracciare i detenuti evasi.
Sono stati segnalati spari in diversi quartieri della capitale. Il servizio Internet per molti residenti è stato interrotto domenica, poiché la principale rete mobile di Haiti ha dichiarato che un cavo in fibra ottica è stato tagliato durante gli scontri.
L'obiettivo delle bande è impedire il ritorno del primo ministro di Haiti
Si stima che le bande controllino già fino all'80 per cento della capitale e ora sono arrivate a scegliere obiettivi un tempo impensabili come la Banca centrale o lo stadio. Secondo le Nazioni Unite, la polizia nazionale di Haiti dispone di circa novemila agenti per garantire la sicurezza di oltre undici milioni di persone.
L'ondata di violenza segue le numerose proteste di giovedì scorso, quando il primo ministro Ariel Henry si è recato in Kenya la scorsa settimana per cercare di per negoziare l'invio nell'isola caraibica di un contingente di forze internazionali, guidato da militari keniani e sostenuto dall'Onu, per arginare l'escalation di violenza.
Jimmy Chérizier, un ex ufficiale di polizia d'élite noto come Barbecue, che ora dirige una federazione di bande, ha rivendicato la responsabilità dell'ondata di attacchi. Ha detto che l'obiettivo è catturare il capo della polizia di Haiti e i ministri del governo e impedire il ritorno di Henry.
L'Onu chiede al primo ministro di Haiti di ripristinare le istituzioni democratiche
Nel frattempo, le Nazioni Unite chiedono al governo di Haiti di ripristinare "le istituzioni democratiche attraverso lo svolgimento di elezioni", ha dichiarato Stéphane Dujarric, portavoce del segretario generale dell'Onu Antonio Guterres. Henry ha assunto la carica di primo ministro dopo l'assassinio del suo predecessore, Jovenel Moise, e ha rimandato le elezioni parlamentari e presidenziali, che non si tengono da quasi un decennio.
Il primo ministro ha ignorato gli appelli alle dimissioni e non ha commentato quando gli è stato chiesto se si sentisse sicuro a tornare a casa.
Intanto Washington ha invitato tutti i cittadini statunitensi a partire il prima possibile e l'ambasciata statunitense ha dichiarato di aver sospeso tutti i viaggi ufficiali nel Paese.
La Farnesina sconsiglia i viaggi a Haiti
"Sono assolutamente sconsigliati i viaggi ad Haiti, per qualsiasi ragione. La situazione è da considerarsi gravemente instabile, anche alla luce delle costanti segnalazioni di minacce di rapimenti, violenza da parte delle bande e disordini civili in tutto il Paese." Lo si legge in un avviso pubblicato sul portale Viaggiare Sicuri della Farnesina in merito al Paese dei Caraibi.
"La maggior parte delle strade nazionali sono interrotte da barricate dei manifestanti o delle cosiddette bande irregolari. Le pompe di benzina risultano impraticabili o chiuse. Si registrano anche difficoltà nel ritirare denaro contante, nelle telecomunicazioni, reti cellulari ed Internet oltre che difficoltà di apertura e servizio al pubblico di uffici ed ospedali pubblici. Sono inoltre segnalati problemi di approvvigionamento di acqua e casi di colera".