I giudici argentini danno ragione ai sindacati: sospeso temporaneamente il “Decreto di necessità e urgenza” (Dnu), entrato in vigore il 29 dicembre in Argentina, fortemente voluto dal presidente Milei
La battaglia per il lavoro in Argentina finisce in tribunale. Sospeso temporaneamente il “Decreto di necessità e urgenza” (Dnu), voluto dal neo presidente Javier Milei, entrato in vigore il 29 dicembre e accompagnato da una serie di proteste di piazza. Il provvedimento contiene più ditrecento modifiche alle leggi argentine in varie materie, anche in materia di mercato del lavoro.
Tra le altre cose, il decreto prevede una riduzione dei risarcimenti nei casi di licenziamento e una diminuzione dei giorni di congedo di maternità che una donna può chiedere prima della nascita di un figlio.
Bloccata la riforma voluta da Milei
La decisione del tribunale è stata adottata in seguito al ricorso presentato dalla Confederazione generale del lavoro (Cgt), il più importante sindacato argentino. Il tribunale ha giudicato che non ci fossero motivi di urgenza per approvare un decreto di così grande entità nei primi giorni di presidenza di Javier Milei. I giudici ne hanno perciò sospeso la validità. Il governo ha già preannunciato un ricorso alla decisione. Il maxi decreto è finalizzato a una profonda liberalizzazione dell'economia nazionale.
I giudici hanno dato per ora ragione al sindacato, che sottolineava il carattere “socialmente vulnerabile” della categoria di lavoratori interessata dal decreto. La confederazione sindacale ha applaudito la Corte, affermando che la decisione "pone fine alla riforma del lavoro regressiva e antioperaia".