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Tel Aviv, arrivate le due donne rilasciate da Hamas. Il racconto della prigionia

Yocheved Lifshitz, una dei due ostaggi di Hamas parla con la stampa a Tel-Aviv
Yocheved Lifshitz, una dei due ostaggi di Hamas parla con la stampa a Tel-Aviv Diritti d'autore ERIK MARMOR/AFP or licensors
Diritti d'autore ERIK MARMOR/AFP or licensors
Di Ilaria CicinelliAfp
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Le due anziane donne israeliane tenute in ostaggio da Hamas sono arrivate a Tel Aviv dopo il rilascio per "motivi umanitari". Una di loro ha parlato con la stampa per raccontare il rapimento e la prigionia

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Sono arrivate a Tel Aviv Nurit Cooper e Yocheved Lifshitz, le due donne rispettivamente di 79 e 85 anni, prese in ostaggio da Hamas il 7 ottobre scorso. Entrambe sono cittadine israeliane del kibbutz Nir Oz.
Dopo più di due settimane di prigionia sono state rilasciate nella serata del 23 ottobre per ragioni umanitarie e di salute, secondo quanto affermato da Hamas. 

Il rilascio sarebbe stato frutto della mediazione di Egitto e Qatar. Un portavoce del ministero degli Esteri del Qatar ha affermato che il rilascio è avvenuto “dopo molti giorni di continua comunicazione” con tutte le parti coinvolte.

Una delle due donne, Lifshitz, ha parlato con la stampa appena trasferita dall'aeroporto all'ospedale di Tel Aviv, per raccontare il rapimento e la prigionia. Lifshitz ha riferito di essere stata caricata in moto e picchiata dai rapitori durante il trasferimento nella Striscia di Gaza.
Quando è scesa dalla moto i rapitori le hanno detto che gli uomini che l'avrebbero detenuta non le avrebbero fatto male perché credevano nel Corano.

"Eravamo un gruppo di 25 persone e dopo qualche ora ci hanno divisi a seconda del kibbutz di provenienza", racconta la donna.

Una volta arrivata ha trascorso la detenzione in una stanza in uno dei tunnel sotterranei di Hamas insieme ad altri quattro componenti del suo kibbutz, sorvegliati da una guardia.
Qui un medico e un infermiere le avrebbero curato le ferite e fatto visita ogni due giorni per portarle le medicine necessarie. Altri ostaggi feriti durante il rapimento sarebbero stati curati. "Erano amichevoli a modo loro. Mangiavamo lo stesso cibo che mangiavano loro, formaggio bianco e cetrioli: era un pasto per un giorno intero" ha riferito Lifshitz, che ha raccontato come nel complesso non ha subito abusi o violenze durante la prigionia ma durante il rapimento. 

I rapitori, secondo la donna, avevano "cura di ogni dettaglio" e ha riferito della presenza di molte donne tra loro, che "capivano le esigenze dell'igiene femminile". I mariti di entrambe le donne rimangono detenuti da Hamas insieme ad altre 220 persone circa. 

Si intensificano i bombardamenti su Gaza

Il 20 ottobre scorso altri due ostaggi con doppia cittadinanza israeliana e americana, Judith e Natalie Raanan, madre e figlia rispettivamente di 59 e 17 anni, sono state rilasciate. Anche loro sarebbero state rilasciate per ragioni umanitarie e "Per dimostrare al popolo americano e al mondo che le affermazioni di Biden e della sua amministrazione fascista sono false e prive di fondamento", ha riferito un portavoce di Hamas all'Associated Press.

Mentre gli Stati Uniti e Israele chiedono il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi, si intensificano i bombardamenti su Gaza dove più di 5mila persone sono state uccise e più di 15mila ferite. Israele chiede l'evacuazione del nord della Striscia. Solo nelle ultime 24 ore 704 palestinesi sarebbero stati uccisi secondo il ministero della Salute di Gaza. In Israele 1400 persone sono state uccise dall'inizio della guerra e più di 5mila ferite.

Da Rafah, nel sud, i primi esigui aiuti umanitari sono arrivati nel fine settimana tuttavia non bastano a soddisfare le necessità dell'intera popolazione. Secondo le Nazioni Unite solo 54 camion sono entrati nella Striscia. La media giornaliera prima dell'inizio della guerra era di almeno 100 camion al giorno. È stato consentito l'ingresso di cibo, acqua e medicine ma non del carburante, necessario agli ospedali per poter curare i feriti e i pazienti. Molti medici sono costretti a lavorare al buio e ad affidarsi alla luce del cellulare. L'Organizzazione mondiale della sanità afferma che le medicine e le forniture sanitarie sono state consegnate a tre ospedali chiave nel sud di Gaza, ma devono ancora raggiungere il nord. 

23 ospedali nel nord di Gaza hanno ricevuto diversi ordini di evacuazione da parte di Israele, il 20% degli ospedali al momento non funziona insieme al 65% delle cliniche per l'assistenza sanitaria di base.

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