Niger, la giunta golpista minaccia di uccidere il presidente in caso di intervento militare esterno

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Di Michela Morsa
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Giovedì i capi di Stato dell'Ecowas hanno dichiarato di aver ordinato la mobilitazione delle forze armate ma si spera ancora in una risoluzione diplomatica

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Si allontana sempre di più la speranza di una soluzione pacifica della crisi in Niger, scatenata dal colpo di Stato del 26 luglio scorso che ha destituito il presidente democraticamente eletto Mohamed Bazoum

Giovedì i capi degli Stati membri dell'Ecowas, la Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale, sono tornati a riunirsi nella capitale nigeriana, Abuja. Al termine di una lunga riunione, il blocco ha dichiarato di aver ordinato la mobilitazione delle forze armate dell'organizzazione

Una prova generale di un intervento militare che resta ancora l'extrema ratio, come dimostra la precisazione dei leader dell'Ecowas, che si dicono ancora disposti a insistere sulla via del dialogo

Una strada che sembra sempre meno percorribile, dati i segnali che arrivano dalla giunta golpista nigerina, che ha minacciato uccidere il presidente deposto Mohamed Bazoum nel caso in cui Paesi vicini tentassero un intervento militare. Lo hanno detto chiaramente alla sottosegretaria di Stato statunitense Victoria Nuland, che ha visitato il Paese questa settimana in qualità di mediatrice.

L'Ecowas alza la voce

"Purtroppo il nostro ultimatum di sette giorni non ha prodotto il risultato desiderato", ha detto il presidente dell'Ecowas, il leader nigeriano Bola Tinubu, aprendo la riunione del blocco, a cui erano presenti nove degli undici capi di Stato membri, più i leader della Mauritania e del Burundi. Grandi assenti il Mali e Burkina Faso, che hanno espresso il loro sostegno ai golpisti. 

Tinubu ha ribadito che il "fondamento del nostro approccio è dare priorità ai negoziati diplomatici e al dialogo", appellandosi a tutte le parti coinvolte, compresi i golpisti, perché partecipino a "discussioni serie". 

Parole che sono suonate come la definitiva rinuncia all'uso della forza. Invece il comunicato finale è stato di tutt'altro tenore. Oltre ad annunciare un inasprimento delle sanzioni contro la giunta nigerina, l'Ecowas ha "ordinato al comitato dei capi dell'esercito" degli 11 Paesi dell'organismo "di attivare le forze in modalità d'attesa e ordinarne il dispiegamento" in vista di un possibile intervento. L'annuncio è stato tuttavia accompagnato dall'auspicio che la crisi possa ancora risolversi senza armi, ha fatto sapere lo stesso Tinubu. 

È impossibile al momento stabilire quando e in che cornice giuridica scatterebbe l'intervento armato, anche perché si attende tutta una serie di altri passaggi. L'Ecowas infatti ha chiesto all'Unione Africana di dare il proprio via libera e soprattutto ha invocato il sostegno di quanti più partner possibile, inclusa l'Onu

La giunta nigerina alza un muro

Ma nonostante i Paesi vicini del Niger alzino ulteriormente la voce, la giunta nigerina non sembra cedere di un centimetro. E anzi lavora per rafforzare il suo potere. Il nuovo regime ha sciolto il governo, espressione del voto democratico del 2021, per formarne uno ex novo a sua immagine e somiglianza

A capo del nuovo gabinetto è stato messo un civile, Ali Mahaman Lamine Zeine, ma a guidare i nevralgici ministeri della Difesa e degli Interni sono stati piazzati due generali già membri del Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria. 

"Lasciatemelo dire, ogni colpo di Stato che resiste oltre le 24 ore arriva per restare. Quindi, così com'è la situazione, stanno parlando da un punto di forza e di vantaggio", ha detto Oladeinde Ariyo, analista di sicurezza in Nigeria. "Quindi, i negoziati con loro dovranno avvenire alle loro condizioni".

Ma man mano che la giunta si rafforza, le opzioni per i negoziati diventano limitate, ha detto anche Andrew Lebovich, ricercatore del think thank Clingendael Instituut. "È molto difficile dire cosa succederà, ma il fatto che la scadenza iniziale sia passata senza interventi e che la giunta abbia continuato a mantenere una linea piuttosto ferma, indica che pensano di poter resistere a questa pressione", ha affermato.

Da quando ha preso il potere, la giunta ha tagliato i legami con la Francia e ha sfruttato le rimostranze popolari nei confronti dell'ex potenza coloniale per rafforzare la sua base di sostegno. Ha anche chiesto aiuto al gruppo di mercenari russi Wagner, che opera in diversi Paesi africani, dove è stato accusato di commettere abusi dei diritti umani.

Bazoum ancora in ostaggio

I golpisti hanno anche respinto l'appello del segretario generale dell'Onu Antonio Guterres al "rilascio immediato e incondizionato" del deposto Bazoum, ostaggio nella sua residenza da due settimane. Le condizioni del presidente sono motivo di preoccupazione internazionale, soprattutto di Washington, che insieme a Parigi aveva fatto del Niger il quartier generale della lotta ai jihadisti che da anni destabilizzano il Sahel. 

Francia e Stati Uniti hanno più di 2.500 militari di stanza nel Paese e, insieme ad altre nazioni europee, hanno versato centinaia di milioni di dollari di assistenza militare per sostenerne l'esercito.

In difesa di Bazoum si è mosso l'ex leader ribelle tuareg Rhissa Ag Rhissa Ag Boula, che nel frattempo ha costituito un primo nucleo di resistenza interna. La sua linea è quella del pugno duro. "C'è stato un contagio di colpi di Stato e deve finire. Se l'Ecowas è seriamente intenzionato a difendere la democrazia, allora dovrebbe intervenire", il suo appello ad arginare una deriva autoritaria iniziata negli anni passati in Mali e Burkina Faso.

Nel frattempo, i circa 25 milioni di abitanti del Niger stanno sentendo l'impatto delle sanzioni. Alcuni quartieri della capitale Niamey hanno scarso accesso all'elettricità e ci sono frequenti interruzioni di corrente in tutta la città. Il Paese riceve fino al 90% dell'energia elettrica dalla Nigeria, che ha tagliato parte delle forniture.

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