I golpisti nigerini non si schiodano dalle loro posizioni, mentre si avvicina la scadenza del 6 agosto
Situazione assai tesa nel Niger, dove i golpisti e i loro sostenitori restano sulle loro posizioni, mentre si avvicina la scadenza del 6 agosto fissata dai Paesi vicini per reintegrare il presidente deposto, Mohamed Bazoum.
In centinaia hanno manifestato a sostegno del nuovo regime a Niamey, mentre alti ufficiali ribelli hanno incontrato le controparti in Burkina Faso, che insieme al Mali ha sostenuto il colpo di Stato.
Tutto può accadere
Tuttavia, la maggior parte degli Stati dell'Africa occidentale ha promesso di ripristinare la democrazia in Niger.
In un incontro delle ultime ore, infatti, non si è esclusa la possibilità di un intervento militare, attirando così l'ira dei golpisti.
"Mirano a umiliare le Forze di difesa e di sicurezza del Niger - dice Abdourahmane Tchiani, leader del golpe - il Niger stesso e il suo popolo.
In effetti, consapevolmente, le loro sanzioni economiche e finanziarie sono state progettate per creare le condizioni per impoverire ulteriormente la nostra popolazione, porre fine al loro lavoro ed avere un impatto negativo sulla vita dei nigerini nella loro quotidianità".
Tali sanzioni potrebbero già avere un impatto istantaneo: in un mercato di Niamey, infatti, gli acquirenti dicono che i prezzi sono già aumentati.
Lo sgombero procede
Nel frattempo, la Francia afferma di aver completato l'evacuazione dei cittadini francesi ed europei.
Altre Nazioni occidentali stanno intraprendendo azioni simili: annunciato il ritiro di parte del personale dell'ambasciata da Stati Uniti e Regno Unito.