Niger: Bazoum fa appello agli USA affinché intervengano nella crisi, si negozia per il suo rilascio

Niger minaccia la sospensione degli accordi di cooperazione militare con la Francia
Niger minaccia la sospensione degli accordi di cooperazione militare con la Francia Diritti d'autore Sam Mednick/Copyright 2023 The AP. All rights reserved.
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Di Gianluca Martucci
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In un articolo apparso sul Washington Post, il presidente si è definito come un "ostaggio", affermando che senza l'intervento occidentale l'intera regione centrale del Sahel potrebbe cadere sotto l'influenza della Russia

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Dopo la sospensione delle attività delle ambasciate in Francia, Stati Uniti, Nigeria e Togo, tutti Paesi considerati stretti alleati fino al colpo di Stato, ora la giunta militare che mira a consolidare il potere in Niger minaccia l'interruzione degli accordi di cooperazione militare con la Francia. 

La mossa sarebbe un'ulteriore colpo alla lotta al jihadismo nella quale Niamey si era distinta negli ultimi anni grazie al supporto degli alleati.

La deriva isolazionista della leadership che ha deposto il presidente democraticamente eletto Mohamed Bazoum è già in pieno corso. 

Quest'ultimo ha fatto appello agli Stati Uniti e ai suoi alleati affinché intervengano nella crisi successiva al colpo di Stato nel Paese. 

E i negoziati con l'Ecowas non sembrano andare nella maniera migliore: la delegazione dell'organizzazione dei Paesi dell'Africa occidentale che era atterrata nella capitale nigerina per trovare una soluzione  stabilità del Paese è ripartita senza neanche riuscire a incontrare il generale Abdourahamane Tchiani che guida la rivolta, sebbene indirettamente si stia negoziando con i golpisti per il rilascio di Bazoum: non è esclusa un'azione militare, a meno che non venga reintegrato.

La giunta militare golpista ha tempo fino a domenica 6 agosto per rispettare l'ultimatum dell'Ecowas che mira al ripristino del governo di Bazoum, pena l'adozione di misure commerciali punitive e il possibile intervento militare. 

Un portavoce dei militari ha ribadito che "ogni aggressione o tentativo di aggressione contro il Niger vedrà una risposta immediata e senza preavviso". I regimi militari di Mali, Burkina Faso e Guinea, che come il Niger hanno subito la sospensione della partecipazione ai lavori dell'Ecowas, hanno dichiarato che un intervento del genere equivalrebbe a una dichiarazione di guerra nei loro confronti.

Affidandosi alle pagine del Washington Post, il presidente nigerino deposto Mohamed Bazoum ha messo in guarda sulle "conseguenze devastanti del golpe nella regione e nel mondo intero" e si è appellato agli Stati Uniti e all'intera comunità internazionale "per il ripristino dell'ordine internazionale".

"L'intera regione centrale del Sahel potrebbe finire sotto l'influenza russa attraverso il gruppo Wagner, il cui brutale terrorismo è stato chiaramente smascherato in Ucraina", ha detto il presidente condannando l'isolazionismo nel quale la nuova leadership sta sprofondando. "Gli aiuti internazionali rappresentano il 40% del nostro bilancio e nono possiamo permetterci di perderli", ha aggiunto Bazoum.

Tra le sanzioni già adottate il blocco del commercio di petrolio e la sospensione delle transazioni finanziarie transfrontaliere, la chiusura delle frontiere con il Paese e l'interruzione dei voli commerciali. Insieme a queste anche il blocco degli aiuti finanziari al Paese.

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