Salgono a 85 i morti palestinesi da inizio anno. Spesso sono civili le vittime degli scontri

Cisgiordania, funerali di una vittima palestinese degli scontri con israeliani
Cisgiordania, funerali di una vittima palestinese degli scontri con israeliani Diritti d'autore AP Photo/Majdi Mohammed
Diritti d'autore AP Photo/Majdi Mohammed
Di Debora Gandini
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Nei territorio occupati resta la tensione. I soldati israeliani continuano ad effettuare incursioni notturne in città, paesi e villaggi

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Non c’è tregua né pace in Cisgiordania. Nonostante gli appelli della comunità internazionale dall’inizio dell’anno si contano almeno 85 palestinesi uccisi mentre le forze israeliane continuano ad effettuare incursioni notturne in città, paesi e villaggi nei territori occupati dal 2016. 

Una settima fa l’esercito dello stato ebraico hanno chiuso in Cisgiordania gli uffici di 7 organizzazioni palestinesi ritenute legate al Fronte popolare per la liberazione della Palestina, dopo la decisione del del ministro della Difesa, Benny Gantz, di ratificare la scelta compiuta l'anno scorso che ha messo fuori legge le Ong.

Secondo Amir Avivi, direttore del Forum di difesa e sicurezza, “le forze israeliane operano sempre sulla base di informazioni molto accurate e lo fanno solo per arrestare terroristi che pianificano attacchi. In questi scenari spesso viene aperto il fuoco contro le nostre forze e quindi noi dobbiamo difenderci.”

Tuttavia le vittime degli scontri sono però anche civili, almeno secondo quanto riferito dal ministero della Salute palestinese. Persone che con il terrorismo non c’entrano nulla. Proprio come Salah Sawafta, l’ultima vittima degli scontri con l’esercito israeliano. Era in piazza per protestare contro l’occupazione dei territori.

“Non aveva alcun legame con nessuna fazione politica o militante, racconta il fratello della vittima. Il suo obiettivo nella vita era garantire un futuro ai suoi figli, soprattutto da quando due figlie hanno iniziato l'università".

Scontri e vittime civili

Tra le vittime degli scontri anche diversi giornalisti. Come, Ghofran Warasnah, 31 anni, uccisa ai primi di giugno dai soldati israeliani vicino al campo profughi di Al-Aroub, a nord di Hebron,

Secondo gli israeliani, la donna brandiva un coltello e cercava di avanzare verso un soldato che si trovava a un posto di blocco. La reporter è stata raggiunta da colpi d'arma da fuoco ed è morta prima di arrivare in ospedale. Per i testimoni palestinesi, i soldati hanno tardato a chiamare i soccorsi e, di fatto, impedito che la donna venisse adeguatamente soccorsa.

La morte di Warasnah arriva 20 giorno dopo l’uccisione della reporter palestinese di al Jazeera, Shireen Abu Akleh, colpita da un proiettile mentre copriva un'operazione delle forze armate israeliane nel campo profughi di Jenin, un'altra morte infiamma dunque la Cisgiordania. Centinaia di persone hanno partecipato ai funerali di Warasnah, che lavorava per una radio locale. Da marzo, una sanguinosa escalation tra israeliani e palestinesi ha provocato decine di morti, la maggior parte dei quali palestinesi.

Da mesi proseguono senza sosta le operazioni militari mentre sono stati centinai gli sgomberi a Gerusalemme est nel quartiere palestinese di Sheikh Jarrah. Decine di abitazioni palestinesi sono già state demolite dai militari dello stato ebraico.

Intanto a giugno il Presidente americano Joe Biden a Betlemme dopo l’incontro con il leader dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp), Mahmoud Abbas. ha garantito aiuti ai palestinesi per 100 milioni di dollari

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