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Addio a bell hooks, icona del femminismo contemporaneo

bell hooks at the New School discussing transgressive sexual practice
bell hooks at the New School discussing transgressive sexual practice Diritti d'autore Alex Lozupone (Tduk) Creative Commons
Diritti d'autore Alex Lozupone (Tduk) Creative Commons
Di Fabiane Albuquerque, sociologa e femminista nera
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Si è spenta nella sua casa di Berea, nel Kentucky. A lei i movimenti per l'emancipazione delle donne debbono molto

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Oggi, 15 dicembre, guardo le notizie sui principali siti web dei movimenti neri e femministi e mi imbatto nell'annuncio della morte di bell hooks, all'età di 69 anni. Autrice di più di 30 libri, bell hooks ha osato parlare di tutto: amore, razzismo, patriarcato, mascolinità, rappresentazioni, potere, supremazia bianca, femminismo, classi sociali, mondo accademico, ecc. Aveva un modo peculiare di narrare: portando in luce la sua vita quotidiana e le sue esperienze di vita. Alcuni hanno obiettato che ciò non fosse “teoria”, ed è stata accusata di "soggettivismo", ma quello che faceva era teorizzare la vita, attraverso ciò che chiamava "passione per l'esperienza".

Time
Time, dicembre 1984Time

Gloria Jean Watkins, questo il suo nome alla nascita, adotta lo pseudonimo di bell hooks (volutamente senza maiuscole) combinando il nome della madre e quello della nonna, una donna nativa. Nasce il 25 settembre 1952 a Hopkinsville, Kentucky, negli Stati Uniti ancora segnati dalla segregazione razziale. Contro ogni previsione, essendo una donna nera della classe operaia, entra all'università e diventa insegnante. Ci sono voluti sei anni, ricordava spesso, per pubblicare il primo libro perché nessun editore, all'epoca, voleva stampare "cose di donne nere". Grazie a un bando rivolto a scrittori neri pubblica la sua prima opera, Ain't I A Woman. E da allora non si è più fermata.

La sua educazione è iniziata nelle scuole pubbliche nere segregate, e di questo diceva di conservare un bel ricordo, perché c'era una base di uguaglianza e gli insegnanti formavano i bambini con un senso di grande orgoglio razziale. Più tardi, passata a una scuola mista, avrebbe incontrato la violenza e il razzismo dei bianchi.

Razzismo e sessismo sono sistemi interconnessi di dominio che si rafforzano e si sostengono a vicenda
bell hooks, Elogio del margine

Diplomata alla Hopkinsville High School, ha conseguito una laurea in Inglese alla Stanford University nel 1973 e un master, sempre in Inglese, alla University of Wisconsin nel 1976. Nel 1983, dopo diversi anni di insegnamento e scrittura, ha completato il suo dottorato nel Dipartimento di Letteratura dell'Università della California, Santa Cruz, con una tesi sulla scrittrice Toni Morrison.

Teorizzare, per bell hooks, era un modo di scacciare il peso della sensazione di non avere una casa, rappresentando una sorta di "rifugio". Nella teoria il rimedio al dolore e alla solitudine: "Questa esperienza mi ha insegnato che la teoria può essere un luogo di guarigione".

Così, ha deciso di guarire tutte noi, le sue sorelle nere e bianche in tutto il mondo, lasciando come eredità opere tradotte in diverse lingue. A proposito della sua infanzia, parla del patriarcato, del silenzio delle donne e delle conversazioni tra la nonna e altre donne e di come lei e i bambini non potessero proiettare su di loro i "modelli di ruolo" perché erano donne oppresse.

copertine
libri di bell hooks in italianocopertine

Ha anche parlato del rapporto con le donne bianche: per lei la convivenza era più fattibile con quelle delle classi lavoratrici perché conoscevano la privazione. E ha smontato le accuse di essere una donna animata dalla rabbia, osservando che spesso, le donne nere dirette, che si esprimono in modo obiettivo e senza fare sconti, sono accusate di essere spinte dall'ira.

La sua lezione sull'amore sottolinea il fatto che molte di noi, avendo ricevuto amore e cure nell'infanzia, hanno finito per rafforzare l'idea che che questo debba sempre essere accompagnato dalla violenza. È proprio questa logica, per bell hooks, che deve essere rotta. Ci ha insegnato ad alzare la voce, bell hooks, a decolonizzare il nostro sguardo e il nostro pensiero, a prendere la parola e a trasgredire. Grazie a lei sappiamo ora che il femminismo riguarda tutti.

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