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Beirut, un anno dopo nel ricordo di Alexandra

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Euronews intervista i genitori della bambina di 3 anni, più giovane vittima dell'esplosione al porto il 4 agosto dello scorso anno

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Paul e Tracy Naggear non sapevano che il loro bell'appartamento con vista sul porto di Beirut avrebbe vissuto l'atroce morte di Alexandra, la figlioletta di appena 3 anni.

È passato un anno dall'esplosione, ma le ferite sono ancora assai profonde e loro non sono in grado di tornare a casa.

Raramente visitano il loro appartamento, e oggi per la prima volta siedono per un'intervista nello stesso soggiorno in cui la bimba fu travolta dall'esplosione, prima di perdere la vita.

"Questa è la casa di Alexandra - dice Tracy, la madre - i ricordi sono qui, la vediamo correre, la vediamo piangere, è casa sua".

Eppure, Paul e Tracy hanno trovato rifugio e forza nel sostegno che hanno sentito dai loro connazionali, una giovane generazione intervenuta per aiutare le famiglie, quando partiti politici e governo le hanno abbandonate.

"Il 4 agosto, di notte - afferma Tracy Naggear - le ONG hanno iniziato a lavorare: i volontari hanno iniziato a riparare gli edifici, a ricostruire Beirut e quando guardo indietro e vedo cosa hanno fatto queste ONG, non posso semplicemente lasciarmi andare o andarmene.

Abbiamo pensato di andarcene un sacco di volte e non l'abbiamo fatto perché molte persone stanno lavorando duramente per rendere questo posto migliore, questo Paese migliore, per riprenderselo.

Non posso lasciarle lavorare da sole, portiamo il peso della prima vittima dell'esplosione".

Paul e Tracy sono stati i volti principali delle famiglie delle vittime, che hanno coraggiosamente trasformato il loro dolore in azione politica, alla ricerca di verità e giustizia.

Enzo Lemesle/AP
AP PhotoEnzo Lemesle/AP

Schierati apertamente contro il governo, lo accusano di totale incompetenza nell'affrontare il post esplosione: per loro, la lotta contro la classe dirigente è appena iniziata.

"Per ottenere giustizia per noi - dice Paul Naggear - qualcosa che ci farebbe star meglio è essere ancora in grado di vivere in questo Paese, siamo giunti a questa conclusione abbastanza rapidamente, Tracy e io, non siamo stati in grado di andarcene.

Siamo noi o loro, parlo dell'élite al potere e non dei loro seguaci: non possiamo vivere in un Paese dove questi criminali sono ancora al potere, fa parte del nostro pensiero, abbiamo bisogno di verità, di giustizia, di responsabilità accertate per il 4 agosto scorso, ma dobbiamo anche cacciarli fuori".

Mentre alcuni partiti provano a prendere le distanze dai politici al potere, millantando la ricerca di verità e giustizia, molta gente comune è tuttavia scettica sulle loro intenzioni, credendo si tratti di accaparrare consensi e preferenze in vista delle imminenti elezioni parlamentari.

In un Paese in cui la giustizia è così sfuggente, Beirut rimane una città in lutto: ad un anno dall'esplosione, molte domande rimangono senza risposta.

Le ferite, però, non si rimargineranno fino a quando la verità non sarà rivelata e tutti i colpevoli saranno assicurati alla giustizia.

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